Ha senso applicare categorie tipiche delle scienze umanistiche alle metodiche di sviluppo ingegneristico? Ci si può spingere talmente oltre, da arrivare a parlare di vero e proprio illuminismo tecnologico? Beh, quando una Casa produttrice dichiara di mettere l’uomo al centro del processo di sviluppo, diventa quantomeno opportuno approfondire la questione.
In Mazda la chiamano ingegneria umanocentrica, e affonda le sue radici in un concetto per molti versi pionieristico, l’ingegneria Kansei, che potremmo tradurre con “ingegneria sensoriale”. Una metodologia che considera le emozioni generate dall’azione di guida, e captate dai sensi, come cruciali per lo sviluppo di un’auto. Un approccio che ha svolto un ruolo rilevantissimo per la Casa di Hiroshima, guidandone le scelte di progettazione nel corso degli anni, in particolare nello sviluppo della prima MX-5.
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I primi vagiti dell’ingegneria Kansei risalgono all’epoca della Toyo Kogyo, che fu in un certo senso la “culla” dell’attuale Mazda, per quanto riguarda l’impegno nell’industria automobilistica. Al tempo, erano gli ‘30, il motocarro a 3 ruote Mazdago già incarnava i valori dello Jinba Ittai, che considera il mezzo come un’estensione del corpo del conducente, la perfetta fusione tra “cavallo e cavaliere”.
Un concetto esploso, in tempi moderni, durante il lavoro di progettazione che ha portato allo sviluppo della Mazda MX-5. A farsene portavoce fu in particolare l’allora CEO Kenichi Yamamoto, fermamente convinto che l’ingegneria Kansei dovesse essere alla base della filosofia Mazda. Yamamoto riteneva che il progresso tecnologico non avrebbe dovuto distogliere l’attenzione dall’esperienza di guida e dal piacere dalla stessa generato. Per lui, un’auto doveva essere in grado di generare, nel guidatore, una reazione psicologica, catturandone l’immaginazione attraverso la stimolazione dei cinque sensi; e doveva possedere soprattutto carattere e personalità, senza temere di correre il rischio di non essere captata dai radar del consumo di massa.
Fu sotto questo “cappello concettuale” che partì lo sviluppo della Mazda MX-5, un’auto sportiva leggera, vera e propria mossa audace in un momento in cui il mercato sembrava andare in tutt’altra direzione. Il team di sviluppo studiò a fondo le esperienze sensoriali che emergevano dal prototipo della MX-5 con motore anteriore e trazione posteriore, identificando valori come “unità”, “guidabilità” e “immediatezza”. Dall’azione del cambio manuale al comportamento dell’auto in frenata, questi valori furono integralmente applicati alla MX-5 definitiva, che esordì nel 1989. E il suo successo, è probabilmente la migliore risposta a tutti i nostri quesiti iniziali: l’illuminismo tecnologico c’è… e lo puoi pure guidare!
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