Soprattutto se si evita la calca agostana, andare alla scoperta delle strade e dei sentieri del Gargano in bicicletta, è il modo migliore per lasciarsi alle spalle caos e stress metropolitano, e immergersi in un piccolo paradiso di silenzio, mare, borghi storici e profumati boschi. L’itinerario che vi proponiamo è dedicato ai pedalatori più appassionati (e allenati). Nonostante siano numerose le strade e i percorsi del Gargano, meritevoli di essere esplorati, ne abbiamo scelto uno, che per panorami e luoghi attraversati, rappresenta un po’ la summa della bellezza dello “Sperone d’Italia“: da Mattinata a Vieste, e ritorno, prima lungo la celebre litoranea SP53, e poi sulla SS89, che si infila nel fitto della Foresta Umbra.
Per chi arriva da Manfredonia, Mattinata, punto di partenza e arrivo del percorso, si trova subito dopo Monte saraceno. Una curiosità sul suo nome: nell’antichità, Mattinata era una colonia greca chiamata Apeneste, letteralmente “sorgo”, in omaggio al suo affaccio a est, dove sorge il sole. Significato mantenuto, in seguito, anche dai romani, che vi stabilirono il culto della divinità Mater Matuta, e la chiamarono Matinum, da cui Mattinata. Inizia da qui la nostra pedalata sulla SP53 in direzione Vieste (badando bene di prendere il tratto costiero, evitando la galleria Palombari).
Questa prima tappa, di circa 40 km, è piuttosto impegnativa a causa dei numerosi saliscendi e delle pendenze da affrontare. Per fortuna, l’intero percorso è ben ombreggiato, e a ripagare di tanta fatica, ci pensano vedute sublimi come quella sulla Baia delle Zagare o sull’Arco di San Felice. Obbligatoria la sosta presso l’omonima torre per uno scatto da album dei ricordi. Molto bella anche Torre dell’Aglio, che si raggiunge attraverso una piacevole deviazione dal percorso principale, che scende verso Pugnochiuso, con le sue grotte e il suggestivo faro (per poi – attenzione! – risalire ripida).
La lunga spiaggia del Castello preannuncia l’arrivo a Vieste, giro di boa dell’itinerario. A caratterizzare il panorama, il suggestivo “pilone” di calcare, simbolo della città, legato a un’antica leggenda d’amore e gelosia cantata da Max Gazzé ne “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”. Dopo una bella passeggiata tra i vicoli e le piazze di Vieste, adagiata sul suo sperone roccioso, che infilza il mare Adriatico, si riparte. Non prima, però, di aver raggiunto la Cattedrale e il castello Svevo, e aver visitato uno dei caratteristici trabucchi della zona.
Lo scenario cambia immediatamente. Da Vieste, puntando le ruote sulla SS89, ci si inoltra subito nell’entroterra, immergendosi pian piano nel fitto della Foresta Umbra. Il percorso si divide in due tratti scanditi da una salita e dalla successiva discesa, che hanno come apice il Valico del Lupo (682 m) e le pendici del Monte Sacro: non facile il primo, “defatigante” il secondo, tutto in discesa fino a mattinata. Benché si tratti di una statale, sulla SS89 il traffico è scarsissimo e la pedalata, un vero piacere, attraverso una vegetazione lussureggiante, in un territorio tra i più belli e meno celebrati del Gargano.
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