Il viso dal profilo affilato e gli occhi brillanti sembrano proprio tradire un fugace segno di trionfo: sembra quasi appaia, Matilde di Canossa, mentre spia dall’alto del suo castello artigliato su una rupe di arenaria bianca, l’imperatore Enrico IV vagare nella neve, sotto le mura, svestito dell’abito regale, umile e umiliato. Era il 26 gennaio 1077 e l’abile contessa era riuscita a convincere il sovrano a sottoporsi a questo inconsueto rito per chiedere a papa Gregorio VII, che nelle terre di Canossa aveva trovato asilo, di revocare la scomunica scagliata nei suoi confronti. Dopo tre giorni d’attesa Enrico IV ottenne la sua assoluzione e l’episodio passò alla storia come il “perdono di Canossa”.
Dell’imponente rocca originaria costruita sulla cresta sottile e allungata della rupe – che all’epoca della contessa doveva comprendere un nucleo residenziale in alto e, più in basso, il centro monastico separato dal primo da un diaframma difensivo che garantiva autonomia ai due complessi – oggi rimangono soltanto tracce delle mura e della cripta del tempio. Eppure il castello mantiene intatto il suo fascino e il suo valore storico, tanto che è stato dichiarato monumento nazionale. Qui si può visitare il Museo nazionale “Naborre Campanili”, che conserva alcuni preziosi reperti provenienti dagli scavi del castello, tra cui una pregevole fonte battesimale del XII secolo. Ai piedi del maniero si allarga un superbo anfiteatro di calanchi dall’aria sinistra, che leggenda vuole siano l’orma delle zampate del diavolo, e poi il paesaggio dolce delle colline coltivate a vite.
Il Castello di Canossa è soltanto uno dei manieri delle terre di Matilde; per vederli tutti si può partire da Reggio Emilia e seguire l’anello matildico. Si passa dai borghi di Cavriago e Bibbiano per raggiungere poi Quattro Castella, dove si trova il Castello di Bianella. Costruito su un balcone naturale in mezzo alle prime alture dell’Appennino reggiano, è l’unico a essere sopravvissuto dei quattro collocati su altrettanti colli che danno il nome al borgo, ed è qui che Matilde risiedeva abitualmente. Dopo la sua morte fu trasformato in dimora signorile con sale da ballo e stanze affrescate; tutt’intorno un’oasi naturalistica protetta di 160 ettari gestita dalla Lipu. Da qui si prosegue per Canossa dove, oltre al castello, si può visitare la chiesetta della Madonna della Battaglia. Poi tappa al Castello di Rossena, edificato nel 960 circa dal conte Adalberto Atto, bisnonno di Matilde, che ha conservato l’originario impianto di bastione difensivo e che offre uno dei più bei panorami sulla regione. E poi ci sono i castelli di Sarzano, una delle rocche meglio conservate della zona, e di Carpineti, dove Matilde fece edificare una chiesetta in stile romanico dedicata a Sant’Andrea, e che all’epoca era la sede designata per ospitare pontefici, imperatori, re e nobili. Poco lontano si può ammirare un curioso fenomeno naturale: la pietra di Bismantova, uno stretto e scosceso altipiano che si staglia, solitario, tra i monti dell’Appennino.
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