Per capire bene la Fiat Coupé bisogna tornare indietro di qualche annetto. Quando Fiat presentò questa auto, il mondo dell’automobile era molto diverso da quello moderno: era l’epoca delle coupé, quello della prima Mercedes CLK, della bella Peugeot 406 Coupé, della Volvo C70 Coupé e della mitica Lancia K Coupé. Fu in questo panorama che la Fiat decise di costruire la sua personale coupé basandola sul famoso pianale Tipo 2, una piattaforma con delle discrete velleità sportive sul quale nacquero diverse vetture di successo come l’Alfa 155, le Alfa 145/146 e, nel 1994, la mitica Fiat Coupé.
Figlia della matita del controverso Chris Bangle, fin dalla sua presentazione la Fiat Coupé divise in due i pareri: il suo design particolare e coraggioso rende infatti difficili le vie di mezzo, o la si ama o la si odia. Il volume frontale così sproporzionato rispetto al resto, il cofano a bocca di coccodrillo, quei graffi laterali, i passaruota lisci senza “archetti”, il terzo volume sfuggente, le ruote piccole e l’abitacolo così pronunciato: tutto nella Fiat Coupé è particolare e sfrontato, testimonianza di una Fiat coraggiosa come non la vediamo da anni.
Che piaccia o no, la Fiat Coupé è comunque sempre stata un’auto con carattere e grinta, tesi confermata dalla motorizzazione più potente, il famoso 5 cilindri in linea 2 litri 20 valvole turbo che all’epoca impressionò tutta la stampa specializzata e che ancora oggi ha tanto da dire.
La Coupé 20 V Turbo era infatti capace di prestazioni superlative, molto al di sopra di quanto dichiarato a Torino, e di quanto ci si potesse aspettare da una “semplice” Fiat. Girata la chiave il motore borbotta sornione al minimo. Innesto la prima. Il cambio, nonostante la leva particolarmente lunga, è piacevolmente contrastato e sensibile. Infilo la seconda e affondo il gas: da davanti sale forte il sibilo della turbina e poi, passato l’inevitabile turbolag, il motore entra in coppia: l’abitacolo viene invaso dalla melodia del cinque-in-linea mentre la spinta in avanti cresce sempre di più. Allungando una marcia, il motore fa la voce sempre più grossa costantemente accompagnato dal minaccioso soffio della turbina: mentre sotto al cofano sembra si stia scatenando una tempesta e la macchina allunga in maniera talmente progressiva da sembrare surreale, io mi ritrovo appeso al volante, cercando di andare dritto con la macchina che sbanda in qua e in là mentre l’accelerazione continua, dolce, fluida, incredibile verso il limitatore.
Si potrebbe parlare degli interni di questa Fiat Coupé, caratterizzati da una bella striscia nello stesso colore della carrozzeria che unisce le portiere con tutto il cruscotto, ma il vero protagonista della faccenda è il cinque cilindri turbo che mi ha sconvolto, più che per la prodigiosa spinta, per il suo allungo e la sua rotondità di rotazione. Un allungo infinito, mentre la lancetta del contagiri sale verso il limitatore la spinta aumenta sempre di più. L’unico metro di paragone che mi viene in mente è il sei cilindri RB26 della Nissan Skyline. La sensazione di averne fino all’infinito è la stessa. Tuttavia, motore a parte, bisogna fare i conti con un’auto che richiede molto rispetto. Il telaio è sempre risultato preciso e affidabile ma bisogna comunque stare molto attenti al sottosterzo in uscita di curva, senza contare le forti reazioni di coppia che arrivano al volante quando il motore entra in coppia facendo sbandare vistosamente l’auto. Con il suo caratteraccio da bullo di periferia, la Fiat Coupé 20 Valvole turbo è una vera instant classic, una macchina da avere per qualunque appassionato di auto e di storia dell’automobilismo. Se infatti all’epoca la Fiat Coupé 20V Turbo costava 50 milioni di lire, oggi la si trova per poche migliaia di euro, sufficienti per portarsi a casa un’auto che vi regalerà tanti sorrisi e tanta goduria e che vi riporterà in un tempo e in una dimensione oramai dimenticate.
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