Novità interessanti riguardo i sistemi che rilevano la presenza di pedoni e motociclisti, studiati e sviluppati per la sicurezza degli utenti della strada. A fornirle è l’Australian Centre for Field Robotics dell’Università di Sydney e il loro progetto CPM, una sorta di sistema di percezione collettiva che permette ai veicoli automatizzati di identificare gli altri utenti vulnerabili della strada, addirittura anche i jogger che si trovano dietro l’angolo o al di là degli edifici.
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Il sistema CPM “si adatta in modo ottimale alla rilevazione di pedoni, perché sono la tipologia più comune di utenti stradali vulnerabili che puoi trovare su una strada pubblica” spiega il dottor Mao Shan, ricercatore dell’Università di Sydney. “Finora non abbiamo condotto esperimenti incentrati sull’interazione tra veicoli automatizzati connessi (CAV) e motociclisti, ma è tra i nostri piani per il futuro” continua. Parole che fanno ben sperare, se a ciò si aggiunge il fatto che nei test in ambiente urbano per rilevare i pedoni, il sistema è riuscito a individuare anche alcuni motociclisti.
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Ma come funziona il progetto sviluppato all’università di Sydney? Utilizzando la tecnologia di comunicazione Vehicle-to-X (V2X), il CPM permette di condividere le informazioni sulla percezione della strada con il veicolo dotato di un’unità stradale intelligente (IRSU). Grazie alla combinazione di questi sistemi, unità ad accessori innovativi quali telecamere e sensori laser presenti nell’auto, il veicolo CAV è in grado di “vedere” attraverso gli edifici e dietro gli angoli per rilevare i pedoni nascosti alla vista. Questo è quanto emerso dai test dello studio biennale finanziato dall’iMOVE Cooperative Research Center e che ha coinvolto scienziati dell’Australian Centre for Field Robotics (ACFR) dell’Università di Sydney e ingegneri della società tecnologica australiana CAV, leader mondiale e pionieri del V2X Cohda Wireless.
L’idea è quella di rendere la strada più sicura. Non solo per gli automobilisti, ma soprattutto per gli utenti più vulnerabili. In primis i pedoni, ma si pensa anche ai motociclisti, spesso coinvolti in incidenti. Si tratta di scoperte che qualcuno definirebbe “rivoluzionarie”. Rivoluzione o meno, il progetto è in fase di revisione per la pubblicazione sulla rivista accademica Sensors. La ricerca ha fatto emergere anche i limiti dell’attuale tecnologia applicata ai sensori sui veicoli CAV: la loro percezione è limitata perché troppo dipendente dal campo visivo, a causa dei vincoli fisici del sensore. Ciò non permette di vedere oggetti fuori dalla loro portata, come i già citati possibili utenti dietro l’angolo o al di là degli edifici. Ed è il dottor Shan ad affermare che lo studio sull’utilizzo del CPM potrebbe migliorare la sicurezza degli utenti della strada più vulnerabili e anche la sicurezza per i CAV in varie situazioni urbane di traffico.
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