Ciclismo, tre corridori rinunciano ad andare in Romania: “Lì troppi casi di Covid”

Più che la prima corsa a tappe dopo la ripartenza del ciclismo e una festa di sport nel cuore della Transilvania, il Sibiu Tour sta diventando un caso di scuola. Dopo Alpecin, Androni e Rusvelo, anche la Sangemini Trevigiani-MG.K Vis VPM ha deciso di non presentarsi al via della gara rumena, una quattro giorni al via domani con un breve prologo a Sibiu e altre tre frazioni con ben due arrivi in salita fino a domenica 26. La Sangemini ha dovuto fronteggiare un vero e proprio ammutinamento da parte di tre corridori, spaventati dall’improvviso incremento di casi di Covid-19 in Romania, oltre 1000 nuovi positivi nelle ultime 24 ore. Tre, sui sei corridori selezionati (questi i nomi: Ciuccarelli, Radice, Salvietti, Di Sante, Di Felice, Leone) dai direttori sportivi Frizzo e Baldini hanno detto no: la squadra sarebbe dovuta partire in auto dalla Toscana e raggiungere Sibiu giusto in tempo per la presentazione dei team.“Una scelta comprensibile, ma che ci creerà difficoltà”«Tamponi e test sierologici già fatti» spiega il direttore sportivo Angelo Baldini, classe 1960, da una vita nel ciclismo, «ma al momento di partire i ragazzi hanno avuto paura. Non farò i nomi, non voglio metterli in difficoltà, ma è una situazione nuova e anche comprensibile. Credo, in coscienza, che non avrei mandato nemmeno mio figlio. La loro remora era: e se dobbiamo andare in ospedale per un incidente di gara? Con tutti i casi di Covid che ci sono lì, rischiamo di restarci. Detto questo, magari si rischia di più a Forte dei Marmi che a Sibiu, ma non lo sappiamo e non potevamo andare contro il volere dei ragazzi. Ora forse dovremo pagare un penale. La pagheremo, pazienza». La comunicazione agli organizzatori è avvenuta ieri sera: «Ovviamente non erano contenti e non so se ci inviteranno ancora in futuro. E non erano contenti neppure i nostri sponsor. Ma contro dei ragazzi giovani che rischiano anche la vita non potevo mettermi».Un ambiente spettrale1500 km in auto, «ma non era questo a spaventarli, a vent’anni i ragazzi dormirebbero anche nell’acqua del mare», e la corsa, poi, in un ambiente spettrale: non è consentita la presenza di pubblico alle partenze e agli arrivi ed è obbligatorio rispettare il distanziamento sociale di almeno due metri. A quest’obbligo non sono tenuti ovviamente i corridori, 150 al via, provenienti da ogni parte d’Europa. Tra i protagonisti il quasi 49enne Davide Rebellin, vincitore della corsa nel 2013. Il Sibiu Tour ha una storia piuttosto giovane: è nato nel 2011 ed è stato palcoscenico per il lancio di grandi talenti come Egan Bernal (vincitore nel 2017), Ivan Sosa (2018) e il costaricano Kevin Rivera (2019). «Prepariamoci» prosegue Baldini, «perché di casi simili se ne vedranno diversi nelle prossime settimane». Anche nelle grandi corse? «Sì. Nessuno sa ancora come verrà trattata l’eventuale positività di un corridore. Pensiamo al Giro? Che succede? L’Uci è stata vaga». L’Uci si rimette alle leggi vigenti nel paese in cui la corsa si svolge. Vuol dire tutto e forse nulla.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml

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