Basket Wnba, il caso Elena Delle Donne: ''Sono malata, ma mi obbligano a giocare''

WASHINGTON – “Se non giochi, non prenderai lo stipendio”. Ma giocare in queste condizioni, per Elena Delle Donne, significa mettere in serio pericolo la propria vita. Negli Stati Uniti è scoppiato il caso sulla forzatura della WNBA (la Lega di pallacanestro femminile) nei confronti di una delle migliori giocatrici, mvp dell’ultima stagione, che però da 12 anni è affetta dalla malattia di Lyme e che ha scritto una lettera aperta su “Players Tribune” in cui racconta tutta la paradossale e drammatica situazione.Costretta a giocareIl campionato femminile inizierà il prossimo 25 luglio, in versione ridotta con 22 partite in calendario e in condizioni simili alla Nba maschile, precisamente nella bolla di Bradenton, in Florida. Negli Stati Uniti la situazione legata alla pandemia è ancora negativa e così Elena Delle Donne, da anni in lotta contro la brutta malattia di Lyme (i sintomi spaziano da febbre e raffreddore a perdita di memoria e paralisi facciale), non vorrebbe correre pericolosi rischi considerando le difese immunitarie pressoché nulle. Peccato che la WNBA non la pensi allo stesso modo, avendo di fatto messo la 31enne italoamericana (la famiglia ha origini abruzzesi) di fronte a un bivio: o giochi o non verrai pagata. Se infatti si rifiuterà di scendere in campo, Elena non avrà diritto allo stipendio. Da qui la scelta della campionessa, che nel 2017 ha sposato la compagna Amanda Clifton, di sfogarsi scrivendo una lunga lettera a “Players Tribune”.
The league I’ve given my blood, sweat and tears to has basically told me that my doctors are wrong and I’m wrong for believing them. So I wrote this. https://t.co/R9ABh9v73n— Elena Delle Donne (@De11eDonne) July 15, 2020“Prendo 64 pillole al giorno”Le parole di Delle Donne mettono i brividi: “Prendo 64 pillole al giorno. E’ l’unico modo per continuare a fare quello che amo, giocare a basket, e provare a vivere una vita normale”. Con il coronavirus però non si scherza: “Mi è sempre stato detto che, nella mia condizione, anche un raffreddore può essere pericoloso. Quando il Covid ha iniziato a diffondersi, ho iniziato a prendere tutte le precauzioni possibili (che altre persone malate come me non possono avere). Io amo giocare a basket, ma adesso è una questione di vita o di morte”. Una storia che tuttavia non ha toccato i responsabili della Lega: “Quando ho saputo che i medici federali hanno respinto la mia richiesta di fermarmi onestamente sono stata male. I soldi dello stipendio mi servono per pagare le medicine e per vivere. Il mondo dove per anni ho dato sangue, sudore e lacrime è come se mi avesse tradito”. Fortunatamente la sua squadra, i Washington Mystics, hanno fatto sapere che Elena verrà pagata anche se decidesse di non giocare. Una lezione di sensibilità alla Wnba.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml

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