Mentre i tifosi dei Lakers litigavano su chi, tra LeBron James e Anthony Davis, dovesse vincere il premio di miglior giocatore delle finali, si è inserito nella discussione Jimmy Butler, con l’indice sollevato, per dire che forse era ancora troppo presto per parlarne. Miami vince nella notte gara3, 115-104, riaprendo la serie e confermando che la Nba è un mondo a parte: qui non ci sono ostriche o vittorie a tavolino. Da oltre due mesi, nella bolla di Disneyland, si gioca, più forti del Covid. La stagione sta arrivando alla conclusione, in modo quasi normale, con lo spettacolo di sempre. I Lakers hanno dominato le prime due partite giocate in “casa”, Miami ha fatto valere il fattore campo nella terza. Ma “casa” è solo un’idea: si gioca sempre nello stesso campo, nella Bolla di Disneyland, in Florida, con il pubblico virtuale collegato da casa e l’urlo registrato dei tifosi. A seconda del calendario, sul parquet compaiono i simboli della squadra di casa, ma per il resto è tutto un reality. Ieri toccava a Miami e gli Heat hanno giocato come indemoniati, come fossero stati all’American Airlines Arena, al 601 di Biscayne Boulevard, e non a Orlando, a pochi metri dal parco con Topolino e i Tirannorex.
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