Di
: lo disse molti, molti anni fa e in tempi non sospetti ma neppure facilissimi Kim Ho Chul quando tra Corea del Nord e Corea del Sud c’era ben di più di un posto di blocco e la guerra fredda era bollente. Oggi che molte tensioni non sono per niente sopite i confini sono ancora un problema (una squadra serba si è rifiutata di disputare la Balkan Cup per non giocare contro una squadra kossovara): ma non per la pallavolo che grazie all’iniziativa di pochi e coraggiosissimi appassionati fiorisce nei posti più impensati.
In Uganda, in un piccolo villaggio a poca distanza dal confine con la Repubblica Democratica del Congo, ci ha pensato Eugenio Borgo la cui storia è stata riportata in questi giorni da un bell’approfondimento de “La Tribuna di Treviso”. Borgo allena da tempo le squadre giovanili femminili del nord est. Poi è subentrata la voglia di fare qualcosa di diverso, di seminare una pianta ben più difficile: ed è partito per le sponde del Lago Edward con una spedizione di quattordici persone tra giocatrici del volley friulano, dirigenti e tecnici. L’obiettivo era abbattere un altro confine con il pallone da volley: – spiega Borgo che diversi anni fa aveva già portato la pallavolo in alcune scuole di Kampala –
Il primo soggiorno di Borgo a Kampala aveva portato alla creazione di una Onlus che ha raccolto soldi per aule, bagni e piccole strutture sportive. Oggi questa stessa struttura è stata replicata grazie all’Università Nkumba di Kampala negli angoli più inoltrati della regione: – racconta il tecnico – .
Borgo si lascia scappare una battuta che è ironica, ma fino a un certo punto:
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