Quando e da dove nasce la tua passione per il tennis?
Matteo Berrettini: Entrambi i miei genitori frequentavano un circolo tennis e portavano mio fratello Jacopo e me lì. Qualche volta provavo a giocare, ma all’inizio non mi interessava più di tanto. È stato il mio stesso fratello, che ha due anni in meno di me, a convincermi a cominciare il corso. Diceva che mi sarebbe piaciuto. E così è stato.
A 23 anni sei il più giovane tennista italiano ad aver conquistato tre titoli nel circuito ATP, e non dimentichiamoci dei tuoi ottimi piazzamenti anche nei Masters 1000 e tornei del Grande Slam: quale sensazione nell’essere al momento uno dei tennisti più forti a livello mondiale? Come stai vivendo questo periodo?
Matteo Berrettini: Tutto l’anno è stato straordinario. E chiaramente la semifinale dello US Open è il coronamento del nostro lavoro. Non me l’aspettavo per niente, perché venivo da cinque settimane di stop a causa di un infortunio alla caviglia. Sono molto felice per come mi sto esprimendo, ma non ho ancora realizzato davvero quello che ho fatto a New York. Credo che servirà qualche mese per capirlo veramente.
Come ci descriveresti a livello emotivo, e anche tennistico, il tuo ottavo di finale con Roger Federer a Wimbledon? E la semifinale con Rafael Nadal allo US Open da poco giocata?
Matteo Berrettini: L’ottima partita contro Nadal non sarebbe stata possibile senza l’esperienza di Wimbledon. In quell’occasione mi ero perso un po’ in quell’ambiente così particolare: il fatto di giocare contro Roger, il centrale, il cielo scuro e tutto il resto mi hanno distratto dall’essenziale che era il giocare il match. Con Nadal invece non l’ho lasciato accadere. Ho semplicemente giocato la mia partita, esprimendo un ottimo tennis e cercando tutte le energie che ho dentro.
Quali obbiettivi perseguiti per il tuo futuro? Vedi possibile il raggiungere la top 10? L’Italia e non solo spera per te questo e altro.
Matteo Berrettini: La classifica non era un traguardo che ci eravamo posti. Volevamo semplicemente crescere e giocare partite importanti, come quella contro Gael (Monfils, N.d.R.) o Rafa Nadal. Ma adesso chiaramente la prendiamo un po’ in considerazione, e devo dire che la tredicesima posizione (del ranking ATP, N.d.R.) fa venire voglia di raggiungere il traguardo della top 10.
Edoardo Diamantini
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