Coach Ercolani: “Marion ed io abbiamo i piedi per terra, ma proveremo a puntare in alto”

Sono passati poco più di dieci giorni da quando abbiamo contattato Renato Ercolani, per intervistare la sua allieva Marion Viertler che, con soli due tornei alle spalle ed una carriera junior bypassata, si avviava a vincere il suo primo 15.000 al Cairo. A partire da quella vittoria e dalla nostra prima intervista con la quale Marion si è presentata ai lettori di livetennis e non solo, la popolarità della 18enne altoatesina è cresciuta e insieme ad essa la voglia di saperne di più, di conoscerne, storia, tecnica, programmi, pur nella consapevolezza che parliamo, per ora, di una tennista la cui futura carriera è tutta da costruire. Abbiamo quindi sentito telefonicamente il maestro Ercolani per porgli alcune di quelle domande che sono emerse dalla discussione di questo sito. Coach Ercolani è persona la cui cortesia è pari alla sua posatezza e competenza ed è davvero un piacere parlare di tennis con lui. Ecco le sue risposte, in attesa di conoscere il risultato del primo turno in cui è impegnata Marion sempre al Cairo, contro la wild card egiziana Hala Fouad.

Renato Ercolani, presentati come coach ai nostri lettori, la maggior parte dei quali ti stanno conoscendo attraverso le vittorie di Marion:

Lavoro al Tc Merano, città dove sono nato, e seguo l’attività agonistica del circolo. Come giocatore sono stato un discreto seconda categoria e ho giocato un paio di anni in serie A2. Per quello che riguarda il mio percorso, sono diventato prima maestro nazionale e successivamente, dal 2001/2002, non ricordo più con esattezza, tecnico nazionale. Per circa dodici anni sono stato il responsabile dell’attività giovanile per il comitato provinciale dell’Alto Adige e quindi ho seguito le varie squadre nelle competizioni. Pensa che in squadra avevamo Sinner e Marion e non abbiamo vinto niente. Poi ho fatto per tre anni il fiduciario per l’Alto Adige. Tre anni fa ho deciso di smettere perché gli impegni non mi consentivano più di svolgere il lavoro nella maniera corretta. Ho allenato in passato qualche giocatrice di buon livello, una ragazza che è diventata come migliore classifica 950 che allenavo ma che ho seguito solo in due tornei perché non potevo spostarmi. Ho avuto altri ragazzi di buon livello, under 16, convocati varie volte a Tirrenia dalla Federazione, ma nessuno che abbia fatto attività Atp.

Da due settimane Marion Viertler sta facendo parlare di sé tra gli appassionati di tennis: ti aspettavi queste sue vittorie?

Sapevo che Marion aveva il livello di tennis per competere alla pari con le ragazze dei 15.000 al Cairo, ero conscio del suo livello. Non mi aspettavo tutte queste vittorie perché non credevo che avesse una simile tenuta mentale. Inoltre, per lei era praticamente la prima esperienza all’estero e non sapevo come avrebbe reagito e come si sarebbe trovata. Per lei era tutto nuovo, dall’ambiente alla situazione e quindi mi è piaciuta soprattutto per questo, perché si è comportata in maniera molto professionale.

Cosa vi ha spinto, dopo un anno da Ortisei 2018 e soli due tornei alle spalle, ad andare al Cairo? Avevi osservato una crescita di Marion?

Prima di rispondere a questa domanda è necessario fare una premessa: in passato Marion ha sempre avuto degli sbalzi motivazionali, se così si possono chiamare. Circa due anni fa abbiamo rischiato che smettesse proprio di giocare: vedendo il potenziale, io da maestro spingevo a far sì che facesse sempre qualcosina in più, ma lei si è sempre tirata indietro, perché, secondo me, dentro di sé non vedeva il senso nel fare tutto questo, non si sentiva all’altezza. Perciò siamo andati sempre cauti, abbiamo pensato che fosse importante non perdere la ragazza e lasciarle gli spazi che chiedeva. Quindi i tornei ad Ortisei li ha giocati perché erano sotto casa, tanto per dire «andiamo e vediamo come è». Da questa estate abbiamo deciso di provarci, o meglio, lei si è convinta che ne valesse la pena e perciò abbiamo stabilito che le avrei fatto fare prima tanti open in Italia per vedere come si sarebbe comportata in questi tornei, per vedere se era maturata, se stava attaccata a tutte le partite, concentrata ecc. Mi ricordo per esempio che due volte, io non l’ho vista, ha perso contro Floris, che è sicuramente una giocatrice di ottimo livello. Un giorno, era metà settembre e doveva giocare la finale a Campagna, in provincia di Verona, sempre con Floris, le ho detto «vengo a vederti, non puoi perdere sempre 6-0 6-2, come minimo dovresti lottare un po’»; ci sono stato alla finale e ha vinto 6-4 7-6 giocando una bellissima partita. Forse lì si è convinta che il suo livello era salito. Per quanto riguarda la scelta di andare al Cairo, noi ci siamo iscritti in tre tornei, abbiamo guardato, abbiamo visto le qualificazioni a 48 e abbiamo detto proviamo ad andarci. L’obiettivo mio dichiarato era semplicemente quello di farla giocare per farle conoscere come era l’ambiente, farle fare esperienza, darle la possibilità di allenarsi con le ragazze del circuito. E invece, passo dopo passo, l’abbiamo vinto. Nel secondo torneo, alla fine ha perso con la Steur, ma è stata in ogni caso una bellissima partita. Per quello che riguarda questo torneo penso che Marion possa di nuovo far bene perché si è un po’ riposata, ci siamo allenati, ha un leggero fastidio alla spalla ma penso che sia qualcosa di superabile. Dipenderà molto dal sorteggio: se ha un buon sorteggio penso che può ancora togliersi buone soddisfazioni.

Nella nostra intervista Marion si è descritta come una tennista atipica con un gioco più maschile. Da suo maestro tu come la descriveresti?

Sì, effettivamente assomiglia più a un maschietto come gioco. Bene o male è completa in tutti i colpi, gioca un rovescio a due mani ma le piace molto giocare il back di rovescio, così come le piace eseguire molte smorzate. Ha un gioco vario.

Guardando le statistiche dei suoi ultimi incontri il servizio appare un po’ debole, Marion si fa brekkare spesso. È un colpo da migliorare: che tipo di lavoro intendi fare?

Sì, in effetti il servizio non è il suo colpo migliore ma ci stiamo lavorando, i risultati si vedranno tra 7/8 mesi. Manca un po’ nella catapulta delle spalle perché anticipa la rotazione del tronco e inoltre ci vorrebbe più velocità di uscita della racchetta durante l’esecuzione del mulinello.

Molto lettori ci hanno chiesto, non avendola mai vista giocare, quanto sia pesante la sua palla?

La sua velocità di palla non è elevatissima ma la sua palla è abbastanza pesante. Diciamo che non sempre accelera, ogni tanto si adatta al gioco dell’avversaria e lì sbaglia, dovrebbe continuare ad imporre il suo tennis. In effetti, per esempio, nella partita con la Steur in alcune situazioni è stata un po’ troppo passiva, per questo l’ha persa.

Marion ci ha detto che non si allena in palestra e non fa pesi. Quali sono le motivazioni di questa scelta?

È stata una decisione mia e del preparatore atletico di non farle fare ancora palestra, perché, come dicevo prima, in base ai suoi sbalzi motivazionali, non ritenevamo di eseguire una quantità di lavoro di un certo livello. Ci sarebbe stato un rischio troppo alto di perderla, cosa che capita con diversi giovani. Quindi abbiamo optato per un programma personalizzato, tenendo in forte considerazione le sue caratteristiche psicologiche e motivazionali. Piano piano, ovviamente, cercheremo anche di introdurre la palestra, perché è qualcosa di utile, però sempre concordandolo con lei, che si deve sentire pronta. Qui ha visto anche alcune ragazze in palestra mentre eseguivano esercizi e, forse, già questo la porterà a prenderlo in considerazione.

Marion non ha fatto tornei Itf junior e già adesso ha ottenuto più risultati negli Itf pro di molte sue coetanee, e non solo, che non hanno ancora vinto un 15.000 pur avendo fatto tutta la trafila. Ma allora, secondo te, la carriera junior non serve a nulla?

Sì, Marion non ha fatto attività Itf junior, per una sua scelta. Ha fatto under 12, 14, 16; credo abbia fatto circa una decina di tornei. Penso che sia opportuno fare un po’ di attività internazionale giovanile, ma solo per fare esperienza. Non credo ci sia una ricetta giusta: vedo che tanti giocatori sono arrivati ad alto livello facendo percorsi diversi, quindi io spero che il percorso scelto da noi sia quello giusto, ma non lo so, siamo proprio agli inizi. Si può crescere come ha fatto lei facendo attività open. L’ideale sarebbe trovare un giusto bilanciamento tra i due tipi di attività, ma io non escluderei né una né l’altra, senza esagerare con l’attività all’estero.

1,70 di altezza è una misura soddisfacente. Quanto hai adattato il lavoro tecnico alla struttura fisica di Marion?

Lei non è di sicuro un gigante ma non è neanche piccolissima, quindi abbiamo cercato di impostare un tennis vario proprio perché non potrà mai sfondare con il servizio. In generale mi piace che sappia fare un po’ di tutto: corsa, lotta e impostare il gioco.

I risultati di queste ultime 2 settimane hanno cambiato qualcosa nell’autostima di Marion ed avete rivisto i vostri programmi? Insomma, sta iniziando una carriera professionistica?

Io mi auguro che sia iniziata una carriera professionistica. Riguardo la sua autostima, penso che un po’ l’abbia acquisita perché si è resa conto di poter giocare alla pari con queste ragazze. Devo dire che lei dal primo giorno in cui siamo arrivati fino al giorno in cui ha vinto il torneo è rimasta esattamente uguale a prima. Adesso i nostri programmi dovranno cambiare per forza: siamo partiti con l’idea di venire solo per fare esperienza e torneremo a casa con lei che è entrata nella classifica Wta.

Siete stati contattati dalla Federazione o ti aspetti che lo faranno? Accettereste un soggiorno a Formia?

Penso che un soggiorno a Formia definitivo, nel senso di stare lì tutto un anno, non credo che sia qualcosa che Marion prenderebbe in considerazione; invece andare lì a spot, cioè a weekend, come è capitato con un mio allievo che era di interesse nazionale, potrebbe essere qualcosa di molto utile e praticabile. La Federazione non ci ha contattati e non so se lo farà, se lo dovesse fare accetteremo ben volentieri. Non so se basta questo risultato per meritarselo, non so quali siano i criteri, non so neanche Marion in che posizione si trovi rapportata alle altre ragazze di pari età, più grandi o più giovani, e non so se la federazione lo riterrà opportuno.

Farete anche 25.000 il prossimo anno e si può pensare ad una Marion in top 200 a fine 2020?

Come ho accennato prima, non so ora che tornei faremo; dovremo sederci a un tavolo con Marion, con i genitori, e decidere insieme la programmazione dei prossimi sei mesi almeno, da gennaio in poi. Se il suo livello sarà valido perché no, i 25.000 li potremo giocare; credo che debba puntare in alto e quindi se sei bravo vinci. È ovvio che lei deve crescere ancora molto da un punto di vista fisico e anche tecnico, al momento non è di sicuro pronta. Perciò, pensare a lei sotto le duecento del mondo il prossimo anno, lo vedo un obiettivo per ora irraggiungibile, forse un giorno ci riuscirà.

Fin qui la nostra intervista, ma Renato Ercolani ha voglia di parlare ancora della “sua” Marion e lo fa raccontandoci un aneddoto davvero singolare, che ben tratteggia il carattere di questa ragazza ma anche del suo coach.

Ti volevo raccontare una cosa che non c’entra niente con le domande, ma la trovo carina. Quando lei ha vinto il torneo abbiamo chiesto se era prevista una premiazione o qualcosa, e il direttore del torneo ci ha detto: «sì, appena finisce la finale maschile», dove stavano 4-3 al secondo set. Allora noi ci siamo allontanati, siamo andati vicino all’ingresso del circolo, a circa 80 metri dal campo, e ci siamo messi a fare un po’ di stretching mentre tenevamo d’occhio il campo. Il problema è che sul campo che guardavamo noi c’era il primo turno di qualificazione maschile e sul campo dietro c’era la finale maschile, ma lì per lì non ce ne siamo resi conto. Dopo circa 15 minuti, guardo al cellulare a che punto erano, e vedo che il match era finito: lì abbiamo realizzato il nostro errore. Ci avviciniamo e vediamo che escono le due ragazze vincitrici del doppio con la coppa in mano, mentre in campo c’è il ragazzo vincitore del singolo a cui stanno facendo la foto. In parole povere è finita che lei non è stata presente alla premiazione; il direttore le ha dato la coppa, si è congratulato con lei, ma non ha ricevuto né applausi né niente. Lei impassibile, come se nulla fosse accaduto. Questo solo per dire che è proprio una ragazza molto umile e siamo entrambi con i piedi per terra; dall’inizio del torneo alla fine, quando ha vinto, è rimasta uguale.

Il nostro auspicio è che ci siano ancora tante premiazioni in cui Marion e Renato arriveranno tardi: che possa essere una routine fortunata?

Antonio De Filippo


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/

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