Verso il Raduno del Secolo: altri 250 km…

Da Nevers a Chartres, altri 250 km che in realtà strada facendo si allungano per esigenze fotografiche, deviazioni di percorso e improvvisazioni regalate dai nostri “angeli custodi”, gli amici del Centro Documentazione Storica Citroën che offrono l’assistenza alla carovana in viaggio verso La Ferté-Vidane. Assistenza necessarie perché le nostre amiche, anziane di età ma sempre giovani, devono essere controllate e… “coccolate”. La nostra 2CV Soleil, versione unica allestita da Citroën Italia e messa a disposizione del Gruppo Conti per questo viaggio d’altri tempi, non accusa fatica né incertezze.

LA QUINTA NON SERVIREBBE!!!

Val la pena ricordare le sue caratteristiche: la colorazione della carrozzeria e le immagini nascono da una idea dell’artista, designer, grafico francese Serge Gevin che l’ha “dipinta” così:  <Deve essere bianca e gialla. La scocca bianca, i parafanghi gialli, così come il cofano posteriore e la capote. I paraurti devono essere bianchi, come le scocche dei fari (rotondi, mi raccomando), bianchi anche i cerchi delle ruote. Sul bagagliaio c’è il disegno di un salvagente e sulle portiere un cappello da marinaio ed una pipa. Guardandola, si deve pensare al cielo, al mare, al sole, alla gioia di vivere>. Così è nata la versione unica di 2CV Soleil, rimasta un sogno nel cassetto fino a quando Citroën Italia ha avuto la genialità di aprire il cassetto e trasformare il sogno in realtà.

Tecnicamente si è rivelata, durante la guida, una grandissima e piacevole sorpresa. Non soltanto per la capacità di tenere a lungo l’andatura dei 110 km/h in estrema comodità e tranquillità, sfondando qualche volta quel muro di velocità grazie magari a una lieve pendenza, ma anche per le doti aggiunte, grazie al telaio e alla scocca risanati, alle protezioni anticorrosione rinnovate per garantire continuità e integrità, la leggerezza (E’ nata per schivare gli ostacoli, non per sbatterci contro, diceva Jacques Wolgensinger… Il motore, derivato dalla 2CV 6, prodotto in varie evoluzioni fino al 1990, è un boxer bicilindrico di 602cc, dispone di 29 CV (contro i 35 CV della nascita) per una velocità massima di 110 (o 120 km/h). E’ un propulsore raffreddato ad aria, ha bisogno di qualche attenzione in avviamento quando il clima è freddo e magari si deve affrontare subito una rampa (come ci spiega il suo revisionatore), dunque va riscaldata, ma è una prudenza doverosa, non un difetto.  

Il cambio è dotato di quattro marce avanti: <La quinta sarebbe inutile perché la 2CV può marciare a tavoletta in quarta per ore ed ore: non c’è radiatore dell’acqua, non c’è guarnizione della testata ma c’è un radiatore per controllare la temperatura dell’olio. La 2CV è raffreddata ad aria e viaggia in qualsiasi clima: dal Polo all’equatore. Anche qui il restauro è totale: ingranaggi, sincronizzatori, tutto è verificato con il micrometro per ottenere un cambio di velocità assolutamente perfetto> ci spiegano i tecnici. A noi non resta che confermare, durante la guida, queste doti incredibilmente giovanili, aggiungendo che dopo km e km scendiamo senza avere problemi di schiena e di gambe… Stupefacente, romanticamente attuale, non solo nello stile!

PRANZO AL SACCO SUL COFANO DELLA VISA

La tappa sarebbe unica, i 250 km si allungano come se fosse un piacere delle strade risalutare il passaggio delle 2CV. L’appisolata campagna si risveglia soltanto al passaggio della carovana di Citroën Italia (ci sono anche 2CV e Dyane, si aggregano in strada alcune DS), è prevista una sosta per un pranzo al sacco (a sorpresa). La scelta cade sul piazzale della Cattedrale di S. Julien a Gien, altra cittadina da vedere col Castello del 1484 e il Museo, allungata sul bordo della Loira. Scenario incredibile, patrimonio culturale immenso, con attenzione allo sport: è anche il week end della Petanque, il popolarissimo gioco di bocce (più semplice rispetto alle nostre regole…) di stile francese, che non ha bisogno di campi ma soltanto dello spazio necessario e in qualsiasi parte ci si trovi. Il pranzo al sacco è sistemato sul cofano (leggermente in discesa) della Visa Chrono su cui è stesa una classica tovaglia a quadri bianchi e rossi: salumi, formaggi, pane, frutta, acqua e bibite.

Pronti a ripartire, si viaggia verso Chartres quando l’incanto sparisce di colpo, quando appare improvvisa l’imponenza di costruzioni che stonano con l’impatto ambientale che caratterizza la Francia: è una delle più importanti centrali nucleari, a due passi dalla Loira che fornisce l’acqua per raffreddare i reattori. Google ci indica che siamo vicini a Belleville, fumi bianchi si alzano verso il cielo, il grigio delle costruzioni è di forte tristezza, l’impianto è a 50 metri dalla strada ma con grande sorpresa notiamo che dall’altra parte della strada ci sono vaste coltivazioni di ortaggi da consumo, quasi a dire che tutto lì attorno è pulito e sostenibile, senza timore di contaminazioni, o forse sono coltivazioni destinate a testimoniare eventuali reazioni ambientali… Per qualche minuto di strada ci mancano le parole, di certo non le riflessioni su quanto visto…

CHARTRES, EFFETTI LUMINOSI

La Cattedrale gotica di Notre Dame di Chartres, considerata al pari di quella di Parigi per bellezza (alcuni sostengono di più) ci restituisce l’ambiente magico della nostra gita d’altri tempi. Un capolavoro di arte e architettura, oltre 130 metri di lunghezza, quasi 40 di altezza, 9 portali, 172 vetrate, 4 mila statue e una bellezza incantevole. Un patrimonio dell’umanità, su cui sapientemente il comune di Chartres ha creato un momento di grande attrattiva: due storie, una religiosa, una storico-culturale in totale 25 minuti circa, proiettate sulla fiancata, non foto ma veri filmati che ripercorrono momenti importanti, dalla costruzione (stupenda la scalata degli uomini per alzare le colonne che si illuminano man mano che i lavoratori aggiungono le pietre arrivando fino al tetto), alla Guerra (con i colori che improvvisi diventano in bianco e nero al passaggio degli aerei da combattimento). Non solo un gioco cromatico e le immagini, ma un’animazione impensabile. In quel momento di grande emozione vien da pensare alla povertà di idee delle nostre realtà cittadine, all’incapacità di valorizzare patrimoni culturali rendendoli più attuali e turisticamente attraenti, credendo magari che basti uno spettacolo di droni. Grazie Chartres, il viaggio sta arrivando alla fine…


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori

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