Dal dramma all’idea geniale. Può sembrare un paradosso, ma sono gli anni Ottanta: indimenticabili, irripetibili, a volte incomprensibili. Come quello che in quel periodo accade in casa Renault, protagonista di una situazione economico-finanziaria molto particolare.
Da un lato, il mercato europeo. Le berline della Casa di Boulogne-Billancourt continuano a registrare grandi numeri, non solo in Francia, e in Formula 1 la fornitura dei motori comincia a produrre risultati, senza citare il fatto che la Renault è stata la prima a far esordire già negli anni ’70 il propulsore turbo nell’universo delle monoposto.
Dall’altro, l’assenza di profitti dal mercato nordamericano, dove il Marchio non riesce a sfondare, produce solo perdite. Quest’ultima situazione provoca uno scossone: l’imprenditore Georges Besse viene infatti chiamato a risollevare le sorti economiche del gruppo. Il licenziamento di 21mila dipendenti, attuato in un’ottica di recupero economico, ha però un epilogo tragico, con l’uccisione dello stesso Besse il 17 novembre 1986 davanti la sua abitazione parigina da parte del gruppo estremista “Action Directe”. Ed è in questo clima di tensione che nasce la prima Renault Clio.
Il progetto vede la luce già a metà del decennio, col nome provvisorio di X57. L’idea è quella di trovare l’erede della Supercinque, che è già da un paio d’anni la vettura di punta della Casa (e che comunque rimarrà in produzione fino al 1996). Le vicissitudini societarie, con alcuni cambi di comando alla presidenza, non intaccano il progetto, che già dagli albori si dimostra solido e promettente.
Rispetto alla Supercinque, la nuova utilitaria presenta dimensioni diverse: è più lunga (3,7 metri) e più larga (1,6 mt), stessa altezza. Cambia completamente il look esterno: sparisce la calandra con griglia di areazione a favore di un frontale più spianato, con le prese d’aria inserite vicino il cofano e sul paraurti anteriore. In generale, le linee sono decisamente più semplici, ma dinamiche. Un esercizio di pulizia ed efficacia che rende la nuova auto il prototipo della compatta per eccellenza.
Bisogna però darle un nome. E i dirigenti Renault chiamano Marcel Botton, che nella vita ha svolto diversi lavori, ma che nel 1981 ha fondato la Nomen, azienda di brand naming. È lui a proporre il nome “Clio”, in omaggio alla musa della mitologia greca, che in pratica porta gloria (“kleos”) a coloro che sono decantati dai poeti. Mai nome fu più azzeccato, caro Marcel.
La macchina viene presentata al Salone di Parigi del 1990, e le basta solo un anno per vincere il premio di Auto dell’Anno, andando a far compagnia alla 16 e alla 9, le altre auto marchiate Renault ad aver conquistato il titolo in precedenza. Viene lanciata con tre motorizzazioni a benzina: 1.1 (carburatore doppio corpo) da 48 CV, 1.2 ad iniezione elettronica da 58 CV e 1.7 da 78 CV. L’allestimento base viene denominato RN, a cui segue RT, in cui vengono aggiunti i vetri elettrici anteriori, la chiusura centralizzata e i fendinebbia.
Ben presto arrivano gli aggiornamenti. Già nel 1991 esce la prima versione diesel da 64 CV, anche se a rubare l’occhio è il lusso della 1.7 Baccara, che vanta rivestimenti in pelle, sedili cromati e anche uno sfizioso pomello sul cambio (arriverà in Italia solamente l’anno successivo). Ma il richiamo dello sport è troppo forte in casa Renault, ed è così che presto sbarca sul mercato la 1.8 16V da 137 CV, che si fa subito apprezzare soprattutto dai più giovani, che la eleggono a loro auto preferita.
Ma la cosiddetta “Milleeotto” è solo il preludio alla versione sportiva per eccellenza. La Clio Williams viene infatti lanciata nel 1993, in omaggio alla vittoria del mondiale piloti e costruttori conseguita dalla scuderia inglese – a cui Renault forniva il motore – in Formula 1. La macchina è spinta da un 16V con cilindrata da 2 litri – prima berlina ad avere tale caratteristica – capace di erogare 147 CV e velocità massima di 215 km/h, con 0-100 performato in poco meno di 8 secondi. La Clio Williams porta degnamente il nome che le è stato affibbiato (anche se la Casa di Grove non ha mai contribuito alla realizzazione), dimostrandosi una guerriera selvaggia capace di farsi rispettare in strada.
Le modifiche alla Clio e i cambiamenti di listino continuano fino al 1997, un anno prima dell’esordio della seconda generazione. Intanto, in quel lasso di tempo la Clio I ha già fabbricato 4 milioni di esemplari. È solamente l’inizio di una storia di successi che non accennerà mai a fermarsi.
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