A volte causano fraintendimenti anche nei dialoghi più colloquiali, ma quando si tratta di situazioni formali (e dove ci sono in ballo un sacco di soldi) lingua parlata e pronunce errate danno vita a veri e propri problemi. È quello che è successo durante un’asta alla Montery Car Week dove il battitore e la sua pronuncia poco chiara hanno fatto accadere l’impossibile.
E non un’asta qualunque. All’incanto c’era la , non proprio la “prima” vera Porsche, perché realizzata da Ferdinand quando ancora lavorava per Volkswagen, ma la vettura che avrebbe poi portato la sua meccanica alla celebre 356.
Una macchina con un carico di storia incredibile, l’ultima rimasta delle 3 realizzate: tanto basta per essere un ambìto oggetto dai collezionisti.
E invece, durante l’asta di Sotheby’s il caos, generato dal banditore a causa della sua pronuncia del prezzo di vendita. L’asta partiva da 13 milioni, ma il “thirteen” era un po’ troppo simile al “thirty”, cioè 30. Stessa ambiguità ripetutasi per i successivi rilanci a 15 milioni, diventati 50, e 17 pronunciati come 70.
Ad aumentare la confusione, i prezzi corretti pubblicati sul tabellone luminoso dagli organizzatori, ma che hanno solo generato il malcontento e i fischi in sala del pubblico.
Risultato finale? Auto invenduta, nemmeno al prezzo di riserva.
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