La rinascita sociale, il rinnovamento di tendenze, il concepimento di inedite forme d’arte che hanno caratterizzato i mitici anni Ottanta non lasciò indifferente neanche il Gruppo PSA, che in seguito alla grave crisi finanziaria di quel periodo, aveva deciso di “tornare giovane” per dare, e darsi, una scossa.
Lo svecchiamento passa necessariamente per il restyling della gamma. In casa Peugeot, ad esempio, serve una nuova ammiraglia nella categoria delle berline. Troppo anziana la cara 305 per continuare ad essere appetibile sul mercato.
Nasce così, già nel 1982, il progetto con codice D60. Il Marchio del Leone si fa aiutare da Pininfarina, già da tempo in stretta collaborazione con PSA. Da Torino a Parigi, il lavoro dura cinque anni, e nel 1987 la storia prende la piega della Peugeot 405.
La nuova berlina viene costruita sul telaio della Citroen BX, che in pratica è la rivale del segmento. Carrozzeria a tre volumi, la macchina è elegante ma chiaramente più sportiva, con quelle linee spigolose e l’aspetto complessivamente dinamico che emanava.
A cambiare rispetto alla tradizione sono i fari, più piccoli davanti e trapezoidali nella zona posteriore, per una meccanica che tuttavia rimane ancorata alla trazione anteriore, motore in posizione trasversale e gruppo cambio-differenziale sempre anteriore. Esce inoltre sul mercato con quattro motorizzazioni, dalla più leggera 1.6 da 92 CV alla potente 1.9 da 125 CV.
La conferma dell’ottimo lavoro svolto in Peugeot arriva già nel 1988, quando 405 vince il titolo di , dando seguito al trionfo dell’antenata 504 nel 1969.
Il successo di Peugeot 405 si basa anche alle diverse versioni prodotte. Un’evoluzione costante e continua, durata per anni. Già nel 1989 infatti spunta la trazione integrale nei modelli denominati GR X4 e SR4. Poi, è il turno della Mi16, la più potente della gamma, col suo 1.9 bialbero a 16 valvole capace di spingersi fino a 160 CV, e la Break, destinata a un utilizzo per la famiglia.
Mi16 che già di per sé presentava caratteristiche prettamente sportive, ma che venne presto integrata con il suo corrispettivo a trazione integrale, Mi16 X4. La vettura a raggiungere i migliori risultati sportivi fu però la 405 T16 (T per Turbo), che poteva vantare un 2 litri sovralimentato con turbocompressore Garrett da 200 CV. In più, era disponibile anche un sistema di sovraspinta in grado di aggiungere 20 cavalli in più. La velocità massima arrivava così a 250 km/h.
A sfruttarne a pieno le potenzialità, fu soprattutto il finlandese Ari Vatanen, che nel 1988 realizzò il record al Pikes Peak, per poi vincere la Parigi-Dakar nei due anni successivi a bordo della T16 GR (Grand Raid), una nuova versione sviluppata appositamente per i rally.
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