Seri sì, ma con un senso dell’umorismo molto spiccato. Sono in pochi a sapere che i fratelli di casa Opel, nel freddo della Germania del Rüsselsheim am Main e nel pieno dell’Assia, non pensavano solo al lavoro e alle automobili. O meglio utilizzavano il loro ingegno e il loro estro professionale per divertirsi come non mai. Carl, Wilhelm, Heinrich, Friedrich “Fritz”, Ludwig: i cinque figli di Adam Opel, il mitico fondatore 1862, dell’azienda tedesca nel 1862, ne combinavano proprio delle belle al papà e alla società automobilistica.
Le avventure dei giovani fratelli Open iniziano in sella ad una biciletta. Non una qualunque ma una speciale: un tandem a cinque posti che ha fatto il giro del mondo. Nessuno dei giovani Opel voleva infatti rimanere fermo a guardare un fratello pedalare e perdersi tutto il divertimento, e così progettarono questa lunga e insolita bici a 5 posti.
Durante i grandi eventi del Marchio Opel, i 5 ragazzi, per la gioia di papà Adam, facevano volentieri un giro d’onore in sella a questo tandem, ricevendo sempre tanti applausi e standign ovation. Un modo per assecondare il temperamento avventuroso dei giovani Opel che divenne ben presto una trovata pubblicitaria, visto il riscontro favorevole del pubblico, per illustrare i nuovi piani industriali di un’azienda, che fino ad allora si era fatta una solida fama come costruttore di macchine da cucire.
Nel 1887 Carl venne a sapere che in Gran Bretagna si organizzavano gare ciclistiche che richiamavano un vasto pubblico negli stadi e lungo le strade, ed ebbe il permesso dal padre di parteciparvi. Con le vittorie sportive salì anche il numero dei contratti. Adam Opel dovette ben presto ingrandire di nuovo l’azienda e ampliare la gamma dei modelli: ai velocipedi si aggiunsero biciclette normali e tricicli.
Il primo listino prezzi datato dicembre 1887 riportava le parole di Adam Opel, ormai entusiasta: “Il divertimento di andare in bicicletta non è esclusivo di un’età o di uno stato: il triciclo offre anche alle signore e agli anziani la possibilità una sana ricreazione. Andare con le nostre biciclette esercita un’azione fortificante e distensiva sul corpo e sullo spirito”.
Una passione che portò risultati incredibili alla famiglia Opel, sia per la notorietà, che per la produzione e di conseguenza anche il fatturato. Alla fine Carl divenne un vero e proprio sportivo e ottenne 60 vittorie, tra le quali quella nel campionato di Hessen; così come Wilhelm che fu campione di Hessen e di Moravia e conquistò 70 successi; ed Heinrich che si impose 150 volte, vinse 11 campionati e la corsa Parigi-Francoforte nella quale stabilì un nuovo record completando il percorso in 80 ore e 30 minuti.
Il miglior agente pubblicitario della famiglia fu però Fritz, che si rivelò uno dei più famosi ciclisti tedeschi e ottenne più di 180 successi. La sua vittoria più strepitosa fu quella nella Basilea-Cleve, quando coprì 620 chilometri in 27 ore e 50 minuti, per la quale ricevette il Premio dell’Imperatore. Ludwig, il più giovane, invece ottenne nel corso della sua carriera ben 100 vittorie.
Bici, ma non solo. Il carattere un po’ ribelle e molto intraprendente degli Opel li portò anche a tentare un record. È il 23 Maggio 1928 quando oltre 3.000 persone riempirono le tribune dell’autodromo tedesco dell‘Avus, alle porte di Berlino, per assistere al tentativo di record di Fritz Von Opel (figlio di Wilhem e quindi nipote e fondatore) a bordo del suo RAK2. Fra di loro c’erano personaggi del mondo degli affari, dello sport, della scienza e della politica. E perfino la stella cinema Lilian Harvey e il campione di pugilato Max Schmeling.
Quando il telone fu sollevato dalla vettura il pubblico restò letteralmente a bocca aperta. Il RAK2 non somigliava a nessun‘altra automobile dell‘epoca: era una slanciata monoposto a forma di sigaro di colore nero brillante dotata di due grandi ali laterali che servivano a tenerla incollata all‘asfalto. Nella parte posteriore erano stati montati 24 razzi a carburante solido che producevano una spinta da 6.000 kg. Il RAK2 era progettato per superare i 200 km/h, ma nessuno sapeva esattamente quale velocità avrebbe potuto raggiungere effettivamente.
Il ventinovenne Fritz Von Opel si trovò quindi al volante del RAK2, con indosso un giubbetto e un paio di occhiali da aviatore, seduto come ricordò in seguito su 120 kg di esplosivo, abbastanza per distruggere un intero quartiere: “Quando ho premuto il pedale dell’accensione, ho sentito i razzi ruggire alle mie spalle e spingermi in avanti. È stata una sensazione straordinaria! Ho premuto il pedale con decisione due, tre, quattro volte. Ho visto le persone ai miei lati sparire e la strada allungarsi davanti a me come un nastro rosso. Dopo aver premuto l’acceleratore per l’ultima volta ho smesso di pensare e mi sono affidato al solo istinto mentre una forza incontrollabile esplodeva dietro di me”.
Lo spettacolo durò meno di tre minuti, ma la notizia fece subito il giro del mondo: Fritz Von Opel e la sua automobile avevano raggiunto la velocità record di 238 km/h.
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