Dalla Brabham BT 46 del 1978 alla celeberrima “sogliola”, la BT 55 del 1986, sono diversi gli esemplari lanciati nel mondo della Formula 1, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, da Gordon Murray. L’ingegnere classe ’46 rientra all’interno della ristretta cerchia dei tecnici che hanno fatto la storia della velocità su pista. Frutto dell’esperienza acquisita negli anni e mescolando concetti espressi con la McLaren e la Brabham da Gran Premio, la nuova creazione del genio sudafricano prende il nome di Murray T.50.
L’obiettivo è di realizzare il paradigma della supercar più pura. Velocità, tempi al Nurburgring, potenza massima, li lascia volentieri ad altri. Sarà il “pacchetto” a fare la differenza, ispirato a principi da Formula 1.
Appuntamento nel 2022 con l’avvio della produzione, 100 esemplari per i quali mettersi infila e staccare un assegno da 2,2 milioni di euro, più tasse. Sarà per puristi nel vero senso della parola, per chi rifugge semplificazioni e diavolerie elettroniche.
Il cambio? Un Xtrac sei marce, rigorosamente manuale! Il motore? Un aspirato V12 da 3.9 litri (!), sviluppato da Cosworth e in grado di produrre 650 cavalli e 450 Nm di coppia massima, tutti trasmessi sull’asse posteriore. Pochi, vero? Per altri standard.
Ma il concetto di una Formula 1 stradale chiama in causa il peso: solo 980 kg permettono un rapporto peso-potenza il più favorevole tra tutte le supercar stradali con motore aspirato. Sarà come avere il peso di una Suzuki Swift Sport, su un corpo vettura compattissimo, appena 4.38 metri di lunghezza per 1,85 di larghezza: misure inferiori a una 911 Carrera.
Un primato, Gordon Murray, lo rivendica: il V12 Cosworth sarà l’unità stradale in grado di girare a regimi di rotazione più elevati tra tutti gli aspirati: 12.100 giri/min.
Eccellenza tecnica e soluzioni da Formula 1 che riproporranno la ventola al posteriore. Introdotta sulla Brabham grazie a un buco regolamentare presente nel 1978, venne subito bandita dalla Federazione. Murray la propone sulla T.50, una ventola da 40 centimetri di diametro, posta al retrotreno e chiamata a estrarre i flussi dal fondo, per produrre tutto il carico deportante dall’accelerazione dei flussi incanalati nel sottoscocca.
Scelta che consente di tracciare linee della carrozzeria pulite, prive di appendici aerodinamiche invasive, linee rivelate dal primo bozzetto tecnico. Appena un flap mobile in coda andrà a interagire con il carico generato dal sottoscocca.
Masse concentrate all’interno del passo, motore in posizione molto avanzata, con una vasca in fibra di carbonio destinata alla cellula abitacolo, dove saranno tre i posti, quello del pilota in posizione centrale. Non mancherà uno spazio per i bagagli, anteriormente.
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