Poca benzina, costo più alto: il nefasto effetto della crisi di Suez, datata 1956, si riflette sul mercato automotive mondiale. L’unica soluzione è fabbricare auto che necessitino di un carico di carburante minore rispetto al normale.
Lo sa bene anche Leonard Lord, Barone di Lambury nonchè capo della British Motor Corporation, che ancora non si è mossa in tal senso. Serve un’idea, una soluzione che tolga la BMC dalle difficoltà.
Il progetto viene affidato a Alec Issigonis. Il cognome non lascia scampo a interpretazioni, l’origine è chiaramente greca. Arriva in Inghilterra a 17 anni insieme alla madre dopo la morte di papà Constantine, che aveva già lavorato al servizio di Sua Maestà costruendo le ferrovie in Turchia.
Issigonis ha una mente vivace e piena di idee, un talento dell’ingegneria. Gli viene chiesto di fabbricare un’auto piccola, da città, economica e, soprattutto, comoda. In pratica, deve creare un qualcosa di quasi rivoluzionario per l’epoca. Ci riuscirà: e la sua eredità continua ancora oggi, nei giorni in cui spegne 60 candeline.
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