Fa un certo effetto sentir parlare di elettrificazione a casa Jeep, nello stabilimento di Melfi, d’ora in poi aperta alle macchine a basse emissioni, le… Inquiline del futuro della mobilità. Un po’ come parlare del diavolo in Chiesa, almeno fino a qualche tempo fa.
Soprattutto ricordando le parole perplesse di Marchionne che riteneva l’elettrico una perdita secca. Ma il buon Sergio si era “convertito”, prima di lasciarci prematuramente, alla legge del mercato. Così, ieri, nel cuore del bistrattato sud, in una delle fabbriche più moderne e innovative al mondo – 1,9 milioni di metri quadrati, 7.300 dipendenti e quasi 1.000 robot – oltre a celebrare il 25° anno di vita dello stabilimento, si è inaugurata l’era elettrificata di FCA. «L’Italia si conferma centrale nel processo di elettrificazione avviato da FCA – spiega Roberto Di Stefano, responsabile e-mobility del gruppo -. Il 2020 sarà un anno importante: ogni tre mesi lanceremo una nuova offerta di prodotto a basse emissioni».
Si inizierà con la versione ibrida “leggera” per le piccole Fiat Panda e 500 e per Lancia Ypsilon (“non pensiamo di uccidere nessun brand”). Poi seguiranno le Jeep PHEV, le versioni ibride plug-in di Compass e Renegade, che nasceranno proprio nella fabbrica lucana, quindi a metà 2020 sar? la volta della prima 500, 100% elettrica e in autunno toccherà al veicolo commerciale Ducato full electric.
Ma è inutile negare la realtà: era e resta Melfi l’epicentro di una rivoluzione intorno alla quale si gioca il futuro di FCA, in attesa di alleanze o sinergie chissà se di nuovo in voga dopo i rivolgimenti nell’alleanza Renault-Nissan (fuori Bollorè e Saikawa). Perchè è qui, a Melfi, che dal 1994 sono state prodotte 7,4 milioni di vetture, ed è qui che da inizio 2020, dopo l’addio alla Punto, inizierà la produzione della nuova Jeep Compass, lanciata nel 2016. Un altro tassello del programma di investimenti da 5 miliardi di euro che FCA ha annunciato a novembre 2018 per l’Italia e puntualmente in via di realizzazione. Un piano che conferma la centralità di Jeep nello sviluppo dell’impianto di Melfi. Dove, dal 2013 è scoppiata la Renegade mania, B-SUV del brand prodotto in 900.000 unità (crescita del 330%). Si comincerà con la Jeep Compass normale per i mercati europei (la macchina si continuerà a produrre anche in Brasile, Cina, India e Messico) che nel 2018 ha fatto registrare un +48% in Europa e a fine settembre 2019 è già al +50%, per poi passare alle ibride plug-in sia di Compass che di Renegade. Ma l’ibrido plug-in si farà solo in Italia, solo a Melfi. Insomma, la conferma del piano di investimenti FCA con 13 modelli totalmente nuovi o profondamente rinnovati e il piano di elettrificazione, che prevede 12 versioni elettriche di modelli nuovi o gi? esistenti. Le versioni ibride plug-in di Compass e Renegade saranno appunto prodotte nello stabilimento lucano, il polo Mirafiori di Torino ospiter? la Fiat 500 elettrica e le Maserati elettrica e ibride tra Modena e Grugliasco.
Nel tour guidato della splendida struttura di Melfi, capace anche di stupire con la sua Plant Academy che produce business e i vari livelli dirigenziali del futuro, siamo riusciti capire che il sistema ibrido plug in FCA sarà identico per Renegade e Compass. E sarà formato da un’unità termica fino a 2.4 litri (per l’America) mentre gli altri propulsori arriveranno da Polonia, Termoli e il Diesel dalla Sevel di Val di Sangro. Il motore elettrico arriverà dai tedeschi di GKM, con batterie LG per una potenza di 60 cv. Capaci di garantire una percorrenza full electric per 50 km e di emettere meno di 50 gr/km di CO2. Questo senza dimenticare che la strategia di elettrificazione di FCA ha già fatto accordi con EnelX, Engie, Terna, LexisNexis e Generali per garantire servizi e opportunità compreso il noleggio con Leasys. È il momento della svolta, quello in cui secondo Di Stefano …«siamo pronti a fare tutto quello che ci chiedono, anche la 500X plug- in hybrid sulla quale stiamo ancora discutendo, anche se sarebbe facile farla avendo la stessa struttura di Renegade. Al momento batterie e motori elettrici arriveranno dall’estero, poi si vedrà. Stiamo cercando di costruire le condizioni per cui con l’elettrico e la filiera relativa ci si possa cominciare a guadagnare». Così, sorriderebbe anche Marchionne.
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