Harley-Davidson guarda al futuro uscendo completamente dal solco della sua tradizione e aprendosi a un nuovo mondo, quello dell’elettrico. Abbiamo finalmente provato la LiveWire sulle strade nei dintorni di Portland, in Oregon, scoprendo una moto (sì, una moto fatta e finita… alla faccia dei detrattori e dei puristi) che punta in alto. Sia per le prestazioni del suo motore elettrico da 105 CV e 116 Nm di coppia, sia per la qualità della componentistica adottata e delle finiture. Ma anche per la guida che offre. Siamo di fronte a una naked sportiva che non teme confronti con le proposte più qualificate del segmento “green”: e non solo con quelle. Un prodotto già maturo, insomma, questo nonostante la breve esperienza della casa americana con questa tipologia di veicoli che – a quanto dichiarato – dovrebbero rappresentare una parte importante del suo futuro business. Per ora c’è la LiveWire, un prodotto molto esclusivo anche a causa del prezzo non certo popolare: costa infatti ben 34.200 euro. Pochi potranno permettersi questo giocattolino, ma il messaggio è chiaro. La Harley-Davidson ha la forza e la volontà di uscire dalla sua nicchia per scoprire nuove opportunità.
FINITURE DA PRIMA DELLA CLASSE– La LiveWire è bella e rifinita in modo certosino: due aspetti non proprio secondari. La sua linea è aggressiva, anche grazie a soluzioni particolari come il telaio a doppio trave diagonale in alluminio scomponibile, al codino tozzo e al motore elettrico a magneti permanenti posizionato longitudinalmente sotto al pacco batterie, dotato di coppia conica che trasmette il moto alla cinghia dentata. Una linea che dissimula in modo piacevole le voluminose batterie – dramma di ogni designer che affronti l’argomento – seminascoste sotto alle sovrastrutture. Le sospensioni sono firmate Showa, sono regolabili e di estrazione sportiva, il peso non è proprio contenuto: 249 kg… una ventina in più di una maxi naked sportiva spinta da un propulsore endotermico.
COPPIA TITANICA – Già, il propulsore. Quello della LiveWire sviluppa 105 CV e 116 Nm di coppia, costanti e disponibili fin dai regimi prossimi a quelli del minimo. Le prestazioni sono notevoli: da 0 a 100 km/h in soli 3 secondi e una velocità di punta limitata a 176 km/h. Se la coppia costante è il punto di forza di questa tipologia di veicoli, il problema è semmai l’autonomia e i tempi di ricarica della batteria. Relativamente alla prima, quella dichiarata dalla Casa è di oltre 150 km nei percorsi extraurbani, oltre 230 in città. Ma qui ovviamente dipende dallo stile di guida del pilota e dalla mappa motore selezionata. Per la ricarica della batteria da 15,5 kWh si utilizza il cavo alloggiato in un apposito scomparto sotto alla sella per un tempo di un’ora ogni 16 miglia (circa 25 km) di autonomia. Calcolatrice alla mano, per un “pieno” utilizzando la rete domestica servono 7/8 ore circa. Utilizzando invece le colonnine “rapide” bastano 60 minuti, 40 per arrivare all’80% di carica.
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