Easy Rider al Festival di Cannes in versione restaurata a 50 anni dall'uscita

Il 15 maggio 1969 veniva presentato al Festival di Cannes, Easy Rider. Il film, simbolo di un’epoca e inno alla libertà negli anni della cultura hippie americana e della contestazione giovanile, vincitore della Palma d’Oro come miglior opera prima, torna cinquant’anni dopo alla Croisette nella versione restaurata, realizzata dalla Sony in collaborazione con la Cineteca di Bologna

Il restauro ha interessato alcune parti lacerate della pellicola, sostituite utilizzando procedimenti digitali. Colori più nitidi ed effetti visivi migliorati ci faranno rivivere il viaggio da Los Angeles al Carnevale di New Orleans di Wyatt “Captain America” (Peter Fonda), Billy (Dennis Hopper, regista del film, scomparso nel 2010) e George (interpretato da un esordiente Jack Nicholson) a bordo dei due chopper Harley Davidson customizzati, divenuti leggendari come la celebre “Born to be wild” degli Steppenwolf che accompagna i protagonisti nei minuti iniziali.  

Numerosi gli aneddoti sul film, dal budget esiguo, che ha costretto Hopper a reclutare troupe improvvisate per le riprese, all’utilizzo di droghe sul set, all’allestimento delle due motociclette, che possono considerarsi esse stesse protagoniste indiscusse. Manifesto generazionale-culturale, road movie per eccellenza, il film, ha lanciato al lagrande pubblico l’idea di moto come stile di vita, come arte, come mezzo per compiere un viaggio, non solo fisico, ma anche mentale, verso un ideale di libertà, che stride con le convenzioni sociali dell’epoca. Libertà ed evasione simbolizzate da due Harley-Davidson che attraversano gli USA, sfidando ostacoli fisici e “mentali”.  Non a caso, prima di iniziare la sua traversata su un highway della California, Wyatt getta via l’orologio, proprio per ribadire che il tempo non avrà più significato per lui e l’amico Billy.     

Cinquanta anni dopo la sua uscita, Easy Rider conserva ancora intatto il suo fascino e la versione restaurata proiettata a Cannes alla presenza di Fonda rappresenta un riconoscimento postumo  per un film che rappresenta ancora e continuerà a rappresentare un mito, per intere schiere di motociclisti affamati di strada, libertà e avventura. 


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori

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