Frode e violazione della legge contro la concorrenza sleale, queste le accuse mosse dal procuratore della città tedesca di Braunschweig nei confronti dell’ex CEO di Volkswagen Martin Winterkorn e di altri quattro manager della casa di Wolfsburg.
Le accuse si riferiscono al caso del cosiddetto Dieselgate, relativo ai dati truccati delle emissioni dei veicoli a gasolio prodotti dal Costruttore tedesco. Stando ai magistrati, pur essendone a conoscenza, Winterkorn non ha ivelato alle autorità e ai clienti in Europa e negli Stati Uniti le manipolazioni illegali dei motori diesel, avrebbe omesso di vietare l’ulteriore installazione dei “defeat device” e approvato unaggiornamentodel software nel novembre del 2014, al costo di 23 milioni di Euro, per tentare dicoprirei valori elevati delle emissioni.
Lo scandalo Dieselgate è scoppiato nel settembre 2015 quando da un test sulle emissioni eseguito negli Stati Uniti venne scoperto che le auto alimentate a gasolio erano dotate di un dispositivo illegale, installato nella centralina, che permetteva di eludere i controlli. In pratica il sistema dava una falsa lettura ai sensori permettendo al motore di passare leomologazioni ambientali.
Se le accuse dovessero essere confermate in giudizio, Winterkorn e tutti gli indagati della vicenda rischiano fino a 10 anni di reclusione
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