Clamoroso stop alla trattativa per la fusione FCA-Renault. John Elkann nella notte ha ritirato la sua proposta per la costituzione di una nuova società paritetica, inviata con l’ormai famosa lettera dello scorso 27 maggio al CdA di Renault. Una reazione netta, violenta giunta dopo l’ufficializzazione dell’ennesimo rinvio della Casa francese su richiesta del rappresentante del Governo al termine di una giornata di febbrili trattative e un lunghissimo CdA, iniziato alle 18 e durata quasi 6 ore nel quartier generale di Renault a Boulogne-Billancourt, alle porte di Parigi.
Un colpo di scena tanto inatteso quanto ormai prevedibile dopo il continuo gioco a rialzo della componente statale che detiene il 15% di Renault, peraltro quasi preannunciato dalle dichiarazioni del Ministro delle Finanze Le Maire, che già nella mattinata di ieri aveva fatto intuire l’epilogo della giornata con quella cantilena di frasi “ci prenderemo tutto il tempo che serve, non c’è fretta…”.
Così, a forza di tirare la corda, anche la pazienza di FCA e dello stesso Elkann, si è esaurita e nonostante il quasi annuncio di un accordo preliminare intorno alla mezzanotte di ieri, 45’ minuti dopo sono iniziate a circolare le voci circa la decisione di Elkann, mentre anche Nissan congiuntamente ritirava l’appoggio alla sua proposta di fusione. Poi, intorno all’1.20 la nota proveniente da Torino ha sgombrato il campo dalle teorie, dalle voci e chiarito buona parte dei contorni della vicenda. “Il consiglio di amministrazione di Fiat Chrysler Automobiles presieduto da John Elkann ha deciso – si legge nella nota – di ritirare con effetto immediato la proposta di fusione avanzata a Groupe Renault. FCA continua a essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti. E’ tuttavia divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo”. Un giudizio di merito pesantissimo che coincide con la volontà dello Stato francese di non cedere quote di sovranità a soggetti stranieri, in un delicatissimo momento come quello vissuto in Francia nei mesi scorsi con la violenta protesta dei gilet gialli.
I rapporti con Renault rimangono cordiali e si capisce dalla stessa prosecuzione della nota FCA e dal successivo comunicato della Casa francese. “FCA esprime sincera gratitudine a Groupe Renault, in particolare al suo presidente, al suo amministratore delegato ed agli Alliance Partners, Nissan Motor Company e Mitsubishi Motors Corporation, per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta di Fca. Fca continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente”. E a sua volta Renault chiariva: “Il CdA di Renault si è riunito sotto alla presidenza di Jean-Dominique Senard per continuare a studiare con interesse la proposta di Fca riguardante una potenziale fusione 50/50 tra Renault e FCA. Il Consiglio di amministrazione non è stato in grado di prendere una decisione a causa dell’auspicio espresso dai rappresentanti dello Stato francese di rinviare il voto ad un consiglio ulteriore».
La conferma di una volontà chiara del governo transalpino di stravolgere quelle che erano state le basi dell’architettura della fusione targata FCA, sperando, a forza di rinviii di sfiancare la controparte italiana per strappare le condizioni migliori per l’accordo. E ora? Sinceramente non è facile dipingere scenari a breve termine, anche perchè dalla durezza del comunicato FCA è da escludere che le parti possano tornare ad un tavolo, al netto di eventuali mediazioni. FCA però, come ha dimostrato, ha urgenza di trovare partner tecnologicamente avanzati per i risolvere problemi delle norme sulle emissioni UE del prossimo anno, come delle risorse – al netto del piano industriale – per arricchire le gamme dei rispettivi brand. Quindi o tornerà di moda la teorica alleanza con il Gruppo PSA come qualcuno ha già ipotizzato alla notizia che domenica scorsa Elkann aveva pranzato con Robert Peugeot (ma anche la composizione societaria di PSA è complessa tra la famiglia Peugeot, i cinesi di Dong Feng e lo stesso Stato Francese). Oppure esiste sempre l’opzione Hyundai. Il netto ritiro della proposta di fusione potrebbe in effetti anche corrispondere a offerte di vario genere.
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