Automobile: l'evoluzione di una parola

Se un giorno ci avessero detto che personaggi del calibro di Gabriele D’Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti o Alfredo Panzini sarebbero entrati nella storia dei motori, probabilmente avremmo sorriso. Invece sono proprio alcuni dei più illustri personaggi della cultura italiana di fine Ottocento e inizio Novecento ad essere coinvolti nella questione se la parola auto fosse di genere maschile o femminile.

Dalla Grecia alla Francia

Partiamo dalla nascita stessa del nome: automobile. La parola deriva dal termine francese “automobile” a sua volta composto da due parole, una greca e una latina: la prima parte prende spunto dal greco α?τ?ς (autòs) “stesso, di sé, da sé”, mentre la seconda dall’aggettivo latino mob?lis, “mobile, che si muove”. Ne viene così fuori una parola composta che vuol dire “che si muove da sé”.

Inizi del XX Secolo

Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, quindi in pieno pionierismo motoristico, il termine era declinato soprattutto al maschile, tanto è vero che “gli automobili” stavano a indicare ogni tipo di vettura, a scoppio, a vapore, elettrica o che si muovessero su terra o mare. Se, però, l’aggettivo era concordabile in entrambi i generi, per ciò che riguarda il sostantivo le cose sembrarono prevalere, agli inizi del XX Secolo, per la declinazione maschile. Lo affermavano sia Alfredo Panzini nel suo Dizionario Moderno (edito nel 1905) sia Filippo Tommaso Marinetti in quel Manifesto sul futurismo che nel 1909 venne pubblicato addirittura su “Le Figaro”.

Una lettera a Giovanni Agnelli

Ma, con il passare degli anni, l’automobile sia nella lingua scritta che parlata assunse sempre più spesso una declinazione femminile. Grande impuslo a questo cambiamento arrivò anche da Gabriele D’Annunzio che, nel 1920, in una lettera al Senatore Giovanni Agnelli, uno dei fondatori della Fiat nonché zio del futuro “Avvocato”, espresse il suo favore per l’uso femminile del termine.

Oggi, naturalmente, il termine è declinato solamente al femminile ma, come visto, questa è una storia bella e ultracentenaria che, a distanza di secoli, non smette di affascinare tutti gli amanti delle quattro ruote.

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