Ventiquattro ore e poi potrebbe decidersi la storia di una delle fusioni più importanti dell’automotive. È stato fissato per martedì il consiglio d’amministrazione di Renault, che dovrà rispondere alla proposta di fusione formulata da Fiat-Chrysler (FCA).
Tanti dubbi e tante perplessità per l’apertura di negoziati esclusivi tra il gruppo francese e quello italo-americano, messi a tacere da Bruno Le Maire, l’attuale ministro dell’Economia e braccio destro del presidente transalpino Emmanuel Macron.
Intervistato da France Presse ha promosso il grande progetto come una “reale opportunità per Renault e l’industria automobilistica francese”. Seppur toccherà allo Stato, primo azionista di Renault con il 15% del capitale, “vigilare sul rigoroso rispetto delle quattro condizioni”.
A Parigi verranno infatti fissate le condizioni affinché il matrimonio Renault-FCA vada in porto. Proprio venerdì Le Maire avrebbe incontrato John Elkann, per poi vedersi domenica con il presidente di Renault Jean-Dominique Senard. Gli incontri sarebbero serviti per il governo francese a chiedere chiarimenti sulla fusione:
“Rispetto dell’alleanza Renault-Nissan, tutela dei posti di lavoro e degli stabilimenti industriali, governance equilibrata, un quartier generale operativo del nuovo gruppo a Parigi, un dividendo straordinario pagato agli azionisiti Renault, un posto per il governo francese in consiglio di amministrazione e partecipazione del futuro gruppo al progetto europeo sulle batterie elettriche – ha continuato Le Maire – Questo progetto permette, in particolare, di fronteggiare le notevoli sfide tecnologiche a cui viene confrontato il comparto automobilistico: l’auto elettrica, il veicolo autonomo, il veicolo connesso”.
Se tutto andrà per il meglio, con una fusione al 50 e 50, verrà formato il terzo gruppo mondiale dell’industria automobilista, in grado di tener testa alle più strenue concorrenti internazionali e che porterà “le necessarie sinergie per investire in nuove tecnologie”. Auto elettriche in primis.
Secondo alcuni analisti parigini però la possibile fusione tra FCA e Renault potrebbe “creare problemi sulla governance” come è successo “con Essilor-Luxottica”. A lanciare l’allarme è il responsabile della ricerca di BinckBank Nicolas Chéron, che ha annunciato l’intenzione di vendere il titolo di Renault.
Un ultimatum che però non ha spaventato affatto FCA, che ha fatto sapere di non aver cambiato di una virgola la sua offerta a Renault, sul “prendere o lasciare”.
Alle preoccupazioni di Chéron si aggiungono anche quelle dei sindacati dei lavoratori come Cgt, preoccupati per una possibile chiusura degli stabilimenti automobilistici francesi. Anche qui FCA ha rassicurato tutti e ha garantito che la fusione non comporterà tagli o chiusure di stabilimenti.
L’ultima parola passa quindi al gruppo di Boulogne-Billancourt e al suo cda che martedì voterà e analizzerà la proposta. Una volta nato, il gruppo avrebbe come presidente John Elkann, mentre Jean-Dominique Senard, l’attuale numero uno di Renault, in questi giorni in Giappone per rassicurare i partner di Nissan, avrà il ruolo di capo esecutivo.
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