MILANO – Ivan Zaytsev ha appena lanciato a Milano l’anteprima del documentario dedicato alla sua passione per i tatuaggi: “Ivan, lo Zar della pallavolo” (prodotto da Red Bull e Stand by me). E’ testimonial del World Food Programme delle Nazioni Unite, il programma di lotta alla fame del mondo al quale lavorava la moglie Ashling in qualità di segretaria dell’ambasciatore del Niger. Sta progettando insieme alla sua dolce metà (ad della società deputata a occuparsi della sua immagine) il lancio di un brand dedicato oltre al sito internet. E in tutto questo tra meno di due mesi guiderà la Nazionale italiana di pallavolo nel Mondiale casalingo ospitato da Italia e Bulgaria.
Zaytsev, quante idee, effetto della sua popolarità crescente: qual è il segreto del suo impatto?
“Sono me stesso. Non faccio nulla di pilotato. Mi faccio consigliare da mia moglie che mi gestisce la parte della comunicazione. Mi fa piacere avere l’opportunità di farmi conoscere direttamente tramite i social network”.
Con quell’innocuo post sul vaccino di sua figlia, però, è stato travolto dalle critiche.
“E’ stato un bel casino. Ormai è passata in cavalleria. Volevo semplicemente condividere un momento della mia famiglia. Mia figlia è stata bravissima. Ha pianto per tre secondi ed è tornata a sorridere. Non immaginavo che si scatenasse questo putiferio. Mi ha fatto paura pensare a cosa potrebbe succedere se una cosa del genere colpisse una persona più debole di me”.
E sul campo da pallavolo cosa manca a meno di due mesi dai Mondiali?
“Manca questo oro. Manca l’oro. Anche se non è un’ossessione. Purtroppo negli ultimi anni non siamo riusciti a portarlo a casa con la Nazionale. Dobbiamo farlo soprattutto per noi stessi che avremo la fortuna di giocare i Mondiali in casa. Non sentiamo ancora particolarmente la tensione. Da capitano avverto le dinamiche della squadra. Abbiamo il desiderio di affrontare una manifestazione bella come il Mondiale in casa. Saremo aiutati dal pubblico”.
Lei è doppiamente carico dopo il rientro in Nazionale al termine della squalifica provocata dalla guerra sulla marca delle scarpe?
“Sono incidenti di percorso. Certe discussioni potevano essere gestire meglio, ma orami è andata così. Bisogna sapere mettere le cose da parte. Chiuderle nel cassetto. Sono una persona schietta. Per questo ogni tanto si arriva a qualche scontro. Ma tutto fa bene per il futuro del movimento e per chi verrà dopo la nostra generazione”.
Quanto sarebbe importante vincere con una Nazionale multietnica in questa fase particolare del nostro Paese?
“Basta guardare al resto d’Europa per capire in quale direzione stanno andando gli altri. La Francia Campione del Mondo nel calcio è l’ultimo esempio. E’ un vantaggio avere esperienze diverse sotto la stessa bandiera”.
Perché l’Italia, in certe componenti, fatica ad accettare questa situazione?
“Forse perché – prova a spiegare Zaytsev prima di fermarsi – non lo so. Onestamente non lo capisco. Forse per paura. Ma di cosa? Non lo so. Di sicuro dobbiamo fare questo salto di qualità “.
Lei non si nasconde: quali atleti le piacciono per la loro personalità ?
“Uno su tutti: Roger Federer che credo non sia una stupidata definire il più grande tennista di tutti i tempi. E LeBron James: trasmette un messaggio di grandissima professionalità . E’ un grande atleta. E non si sente mai parlare di gossip o festini nei suoi riguardi. E’ molto pulito. Adesso anche per noi pallavolisti è venuto il momento di esporsi di più per il bene del nostro sport”.
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