Foto da Federazione Italiana Volley Facebook
Si chiude dopo un ciclo di cinque intensi fine settimana l’avventura dell’Italvolley alla Nations League(la prima con la nuova formula); e si chiude con l’arrivo all’ottavo posto in classifica(e quindi fuori dalle final six) con 8 vittorie in 15 incontri e 24 punti conquistati. E si chiude soprattutto con un bilancio che vede aspetti negativi ma anche prospettive positive.
C’è poco da girarci intorno: i due hanno notevolmente innalzato il livello della squadra. Juantorena e Zaytsev, Zaytsev e Juantorena: in qualsiasi ordine vengano messi sono indispensabili a questa nazionale. Sin dalla prima partita contro la Germania Zaytsev si è ripreso il suo ruolo in posto 2(dopo due anni da martello a Perugia) e lo ha fatto bene riuscendo a offrire un cambio palla spesso pulito e garanzie da opposto di razza. Juantorena dall’alto della sua esperienza ha invece fatto valere la classe con giocate da maestro. Pur non giocando in tutti i weekend(lo zar ha saltato il terzo e il quarto, l’italo cubano anche l’ultimo), hanno messo a segno rispettivamente 171 e 83 punti. Un bel bottino che si arricchisce di significato se si guarda al peso specifico di questi punti che i due hanno fatto.
Il peso specifico dei punti della coppia d’oro della nazionale si capisce ancor meglio se si guarda al rendimento di chi li ha sostituiti. Nelle partite che non ci sono stati, o quelle in cui l’Italvolley non ha potuto schierare in campo tutti i titolari, gli azzurri hanno giocato decisamente peggio. La coperta rimane corta e, in caso di assenza di uno dei titolari del sestetto, ci sono grandi difficoltà. In primis in banda, dove la diagonale Lanza-Juantorena non è mai stata provata per le assenza incrociate dell’uno e dell’altro. Il casting è stato aperto per ben 5 weekend, ma né Randazzo, né Antonov e né Maruotti hanno convinto completamente. Meglio è andata in posto 2 dove Gabriele Nelli, alla prima convocazione in azzurro, ha mostrato una mano pesante e colpi interessanti: Zaytsev è, al momento a un altro livello, come è ovvio, ma lui è il futuro(e Vettori a Trento ha tutt’altro che il posto assicurato). Male invece Spirito e Baranowicz quando hanno dovuto coprire l’assenza di Giannelli in palleggio: le percentuali di attacco sono molto calate dimostrando ancor di più l’importanza dell’alzatore bolzanino in una squadra che pecca in ricezione e dunque ha bisogno della sua tecnica.
La Nations League ha messo in luce un altro aspetto fondamentale dell’Italvolley: è una squadra impulsiva, più che paziente. Le partite infatti nelle quali i ragazzi di Blengini sono più stati in difficoltà, sono state quelle in cui gli avversari hanno compiuto grandi prestazioni in difesa. Con l’allungarsi degli scambi l’Italia ha sempre perso in efficacia e compattezza, segno di una squadra che punta a chiudere il punto il prima possibile. Le piccole astuzie, come giocare sul muro avversario per garantirsi un’altra possibilità in attacco, non fanno parte del repertorio di molti dei nostri schiacciatori e anche l’attenzione sulle palle libere o sulle difese non è sempre stata al massimo. Di contro la nazionale ha dato il meglio di sé quando è riuscita ad avere un buon servizio per mettere in difficoltà gli avversari e quindi poter poi giocare di contrattacco. E in questo senso è stata notevole la partita con il Brasile.
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