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La vittoria per 3-0 (25-21, 25-20, 25-16) della Russia, che continua a inseguire un primo titolo mondiale dai tempi del crollo dell’URSS, potrebbe far pensare a una vittoria facile, senza grande fatica né sforzo. Non è stato così: anche se la Russia non ha mai dato l’impressione di poter perdere il controllo della partita, l’Australia si è dimostrata un ottimo test grazie a una notevole fisicità che si è espressa bene non solo in attacco. Insomma, per gli Orsi è stato un test di una certa autorevolezza che di tanto in tanto ha costretto Muserskiy e compagni alla massima attenzione.
Tuttavia gli sbalzi di tensione dell’Australia che sono costati i break decisivi sia nella prima che nella seconda frazione, si sono trasformati in un pauroso black out nella terza. I Roos, e dovrà essere sicuramente questo il motivo di riflessione più serio per Mark Lebedew e il suo staff, sono letteralmente scomparsi dalla loro porzione di campo compromettendo valori statistici che nei primi due set erano stati se non altro dignitosi. Per il resto la storia parlava chiaro: undici sfide a livello intercontinentale e undici vittorie della Russia. È arrivata anche la dodicesima all’inizio di questo Mondiale che vede la squadra di Shliapnikov silenziosamente nel novero delle favorite nonostante qualche indisponibilità e un paio di giocatori in formazione non straordinaria.
Mikhaylov con una percentuale in attacco del 62% si dimostra un cliente pericolosissimo per qualsiasi muro ma chi ha davvero impressionato è stato Muserskiy: servito relativamente poco, tredici volte, il masterchef della pallavolo (è famoso per le sue ottimi attitudini culinarie) ha spazzato il campo avversario con undici punti. Più di così… Bene Volkov, benissimo il libero Verbov in una formazione che gioca a memoria e che non ha avuto bisogno di ricorre alla panchina se non per una comparsata di Kurkaev.
La corazzata russa alza le ancore e prende il mare: quotazioni in rialzo per una squadra che può contare su una panchina di grande qualità: resta da vedere se reggerà alla pressione di una vittoria attesa da 28 anni e che fino a oggi in sette edizioni ha visto i russi portare a casa solo una medaglia d’argento (nel 2002, sconfitta in Argentina contro il Brasile).
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