La pallavolo, un mondo libero che non si nasconde dietro l’ipocrisia

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Dopo il coming out di Paola Egonu, forte opposto azzurro, che ha trascinato l’Italia all’argento negli ultimi Mondiali, si torna a parlare della libertà di espressione nel mondo del volley. Ecco quanto riportato da  nell’edizione odierna

Libere di schiacciare, libere di essere. Di vivere quel che si sente, in un microclima che nutre la multiculturalità, ma anche la spontaneità, la possibilità di esprimere gli orientamenti, i tradimenti, le gelosie, le preferenze. Il volley libero, che non si nasconde e mura l’ipocrisia. Il coming out di Paola Egonu è solo l’ultima manifestazione di uno sport abituato a raccontarsi, in un libro, in un’intervista.

«» le parole dell’opposto azzurro al Corriere della sera. «». Così, senza giri di parole: «». Ma non sempre è stato così semplice, nemmeno per uno sport nato per essere avanti.

Il passato I tabù scompaiono verso la fine degli anni Novanta. Subito dopo diventa normale per le giocatrici parlare liberamente. Esprimere desideri e diritti, compreso quello per la maternità, fatto anche da battaglie sindacali. Lo sradicamento dalle famiglie per andare a vivere adolescenti in appartamento insieme ad altre compagne, l’arrivo in Italia di giocatrici brasiliane, cubane o americane. Sotto rete è pronta la rivoluzione, mentre altri sport continuano con l’etica della famiglia tradizionale e delle scappatelle tenute sotto silenzio.

Il tradimento «» ha spiegato in un’intervista a Repubblica Maurizia Cacciatori, 228 presenze in Nazionale. Confessando il tradimento come a un’amica davanti a un aperitivo. La stessa naturalezza con cui ricordava la fine del fidanzamento con Pozzecco: «».

Il sesso Un’altra icona dello stesso periodo della Cacciatori, Francesca Piccinini, non si è spaventata quando le Iene la sottoposero ad un’intervista hard cominciata con la domanda « Impassibile, lei ha ribattuto: « Poi via con dettagli sull’amore in ascensore, le avances nello spogliatoio, il sesso consumato con un compagno vestito “da Piccinini”, ma senza manette perché così non le andava.

Il transgender In una clinica di Malaga ha appena rifinito i lineamenti del viso Tifanny Pereira Da Abreu, rendendo il suo sorriso ancora più femminile. Anche lei ha giocato in Italia, ed ora è compagna di squadra di Valentina Diouf al Sesi Volei Bauru, in Brasile. Ma fino al 19 febbraio 2017 di partite ne aveva giocate solo nei campionati maschili, quando si chiamava Rodrigo prima di fare il grande passo e cambiare sesso. Innescando un dibattito sulla potenza della sue schiacciate, coi suoi sostenitori a ricordare che il 60 % della forza era andata perduta. Di sicuro per le sue compagne italiane è stata un mito. In un club calabrese di A2, a Palmi, provincia di Reggio Calabria.

La gelosia Nel dolciastro mondo dello sport in cui si incensano compagni di squadra che si detestano, fa testo un passaggio del libro “Senza rete” di Maurizia Cacciatori. Parla della gelosia tra donne, bellissime e campionesse. “” urlava Ana Paula De Tassis, fuoriclasse brasiliana arrivata per sferzare lei e le sue compagne. «» ricorda Maurizia «». È pallavolo, anzi di più, è vita.


Fonte: http://www.volleynews.it/feed/

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