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Essere figlio d’arte nello sport non è sempre un bene. Lo sanno i tanti giocatori che hanno genitori “famosi”, come raccontato nell’edizione odierna della
Quanto può essere pesante il nome che porti sulle spalle? Qualcuno lo ritiene un passe partout per sfruttare scorciatoie verso l’alto: mai considerazione fu più sbagliata. Essere figlio di un campione spesso rappresenta un macigno, soprattutto se si sceglie la stessa disciplina dei genitori; mamma e papà fanno di tutto per non rovinare quello che, specialmente da ragazzi, deve rimanere solo un divertimento. Poi è l’ambiente a ricordarti che non sei uno qualunque.
PAPÀ Dopo tanti anni Hristo Zlatanov ci scherza, ma per lui essere associato a Dimitar non è stato semplicissimo, soprattutto quando in Junior League il papà era l’allenatore. « – ride – ».
Dalla Bulgaria alla Russia, alla famiglia Zaytsev, con Ivan che aveva in casa papà Vjaceslav, regista dell’Urss, e mamma Irina Podznjakova, nuotatrice di livello internazionale. «».
CONSIGLI Perché a bordo campo c’è sempre qualcuno, spesso i genitori di compagni o avversari, pronto a criticare il figlio d’arte. « – conferma Francesco Recine, erede di Cisco e Betty Bigiarini -, ».
Consigli paterni che utilizza anche Oleh Plotnytskyi, figlio di un giocatore ucraino di discreto livello: «».
CAMBIO Poi c’è anche chi ha un padre fuoriclasse, ma sceglie altre strade. L’esempio è Tatijana Fucka, che insieme alla gemella Rebeka non ha seguito la orme di Gregor, campione Europeo di basket, preferendo ricezioni e muri. «». Anche se all’inizio non è stato semplice convivere con un cognome così famoso. «».
Se c’è un aspetto che quasi tutti i figli d’arte sottolineano è la capacità di diventare impermeabili ai giudizi della gente. « – spiega Dragan Travica, figlio di Ljubo -,
CATE Si torna ai genitori famosi che ricoprono anche il ruolo di allenatore, situazione vissuta da Caterina Bosetti: «».
La pensa allo stesso modo Ofelia Malinov, figlia di Atanas e di Kamelia Arsenova. «». Adesso il testimone passa alle sorelle gemelle Emma e Michela, molto promettenti. « scherza ».
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