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Davide Mazzanti e il sogno olimpico. Il Ct azzurro, a non si nasconde e parla delle prossime Olimpiadi, che si disputeranno a Tokyo, e della difficoltà nel raggiungere la qualificazione.
«». Davide Mazzanti non lo dice apertamente, ma in quel Giappone che poche settimane fa gli ha regalato l’argento mondiale alla guida delle azzurre della pallavolo, vuole tornarci davvero, fra due anni, e salire quell’unico gradino del podio che ancora gli manca.
Marchigiano di Fano, classe 1976, tre scudetti in carriera, Mazzanti ha guidato per mano le sue ragazze al secondo posto iridato, nella finale persa per un soffio al tie-break contro la Serbia. E ora rilancia con l’obiettivo a cinque cerchi, pur con la cautela del timoniere esperto che sa bene di dover miscelare entusiasmo e saggezza, per governare il desiderio di rivincita di Egonu e compagne: « – spiega il ct, ospite d’onore del 3° Forum Sport&Business, organizzato da 24OreEventi e da IlSole24Ore – ».
Questione di dettagli, pochi tocchi, meno di una manciata di punti, infinitamente meno di un minuto totale di partita: c’è tutto questo in quell’oro solo sfiorato, quell’argento al collo. Questione di dettagli, di particolari, di una mano messa in un modo oppure in un altro, di un passo fatto o magari solo pensato. Ci sta lavorando su, Mazzanti, per colmare quel gap impercettibile che ha trasformato le serbe in spietate alchimiste, capaci di tramutare l’argento in oro. E, in uno sport in cui l’anima tradizionale, fatta di schemi chiamati con le dita dietro la schiena e parole coperte con la cartellina per gli appunti, convive con l’analisi ipertecnologica, il c.t. sposa deciso la seconda via, sviluppando progetti, app e software specifici: « – spiega-. ».
Un mosaico da scomporre per analizzarne ogni singolo pezzo, ma anche da ricomporre, per ritrovarne una sintesi nuova e arricchita: «».
Una app, un database, e poi gli occhi, la testa e il cuore. Li troverete frugando nella valigia di un allenatore, nascosti dietro a un sogno a cinque cerchi.
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