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Restando alla fase break-point, dopo il precedente articolo dedicato alla battuta, ci occupiamo oggi del fondamentale del muro: in prima istanza dal punto di vista tecnico e nella seconda parte nella sua sfumatura tattica. Spesso assistendo agli allenamenti di squadre giovanili ho notato che nell’insegnare questo fondamentale si dedica tanto tempo agli spostamenti e, al contrario, poco alla “manualità”, intesa come capacità di saper controllare la palla con le mani e di formare un valido piano di rimbalzo, compatto e ben orientato.
L’Errore – Questo è il primo errore da evitare quando si inizia ad insegnare il muro perché non bisogna mai dimenticare che in qualsiasi tecnica della pallavolo la parte del corpo che tocca la palla è quella più importante! Questo significa che bisogna insegnare quanto prima il muro toccando ogni volta la palla e poi, secondariamente, curare gli spostamenti.Quindi dai settori giovanili fino agli atleti più evoluti le problematiche tecniche da risolvere sono prioritariamente:
– arrivare almeno con le mani sopra la rete senza fare invasione
– manualità sulla palla
– quando, dove e a quale altezza saltare.
Il salto – Per quanto riguarda il tempo del salto esso dipende da vari fattori quali, per esempio, la distanza dell’attaccante dalla rete, se è un attaccante destro o mancino, dalla sua elevazione, dal suo (più o meno) accentuato arco dorsale durante la schiacciata. In linea di massima si deve saltare quando l’attaccante ‘carica’ il braccio. La scelta di dove saltare, che spetta ai giocatori di zona 2 e 4 sugli attacchi portati dai laterali avversari, dipende dalla scelta tattica fatta in base allo studio delle traiettorie d’attacco degli schiacciatori, vale a dire davanti all’attaccante, avendo la sua mano che colpisce la palla in mezzo alle mani.
Se si vuole murare sulla rincorsa dell’attaccante: sulla mano sinistra se si vuole murare un attacco in intrarotazione (parallela da zona 4 e diagonale da zona 2). Sulla mano destra se si vuole murare un attacco in extrarotazione (diagonale da zona4 e parallela da zona 2).
Coach, dove e quanto devo saltare? – Per questa ragione, proprio perché il punto di riferimento è l’attaccante quando si mura, non sono d’accordo su dare indicazioni ai giocatori di zona 2 e 4 di saltare ad una determinata distanza dall’astina della rete (la celebre frase ecc. ), anche perché essendo la lunghezza dell’alzata non sempre uniforme, si rischierebbe di murare spesso fuori posizione.
Per quanto riguarda quanto saltare, anche questo fattore dipende dall’attaccante che si va a murare, nel senso che deve essere rapportato all’altezza del colpo. Da quanto detto risulta evidente che a muro sia indispensabile NON GUARDARE LA PALLA MA L’ATTACCANTE, che è l’unico elemento che può darci quelle indicazioni utili su dove, quando e quanto saltare! Su questo concetto bisogna lavorare molto e con insistenza in quanto i giocatori, in tutte le altre azioni della pallavolo,sono allenati a guardare sempre la palla e perciò trovano naturalmente difficoltoso in questa tecnica concentrarsi su un altro elemento.
Gli spostamenti – Venendo agli spostamenti a muro essi possono essere effettuati a passi accostati o a passi incrociati. Con lo spostamento a passi accostati si ha il vantaggio di essere sempre frontali all’avversario e quindi di avere più chiare quelle informazioni di cui ho precedentemente parlato. Esiste però lo svantaggio di essere più lenti rispetto all’altro tipo di spostamento, tale per cui utilizzarlo quando la distanza da percorrere è breve o quando l’alzata è lenta. Lo spostamento a passi incrociati comporta spesso la perdita di frontalità dallo schiacciatore e, se non si usa bene il blocco del piede dell’ultimo passo, si rischia lo scorrimento sulla rete ,vale a dire andare a murare più lunghi rispetto al punto di stacco. Evidente è invece il vantaggio di essere più veloci, quindi da preferire quando le distanze da percorrere sono lunghe o le traiettorie delle alzate sono veloci.
La velocità dello spostamento a muro è determinata principalmente da due fattori: la velocità di reazione allo stimolo visivo della palla, e l’esplosività del primo passo di rincorsa. Essendo uno spostamento di pochi metri si capisce bene che se il primo passo è lento, non c’è più lo spazio per recuperare e, pertanto, esso rappresenta veramente la discriminante in uno spostamento lento o veloce.
Gli obiettivi principali del muro:
a) Realizzare il muro vincente
b) Realizzare un muro passivo, cioè rallentare la schiacciata avversaria permettendo alla difesa di intervenire positivamente
c) Obbligare l’attaccante avversario a schiacciare con una traiettoria a lui non congeniale e, quindi, dove vogliamo noi
d) Costringere l’avversario a sbagliare.
Muro e difesa, oltre ad essere correlati, sono due tecniche che si condizionano a vicenda anche dal punto di vista di una certa disciplina tattica. Infatti un giocatore a muro che rispetta la posizione indicatogli dall’allenatore, ma che non viene aiutato dal difensore perché non difende gli attacchi fuori dal muro, dopo qualche azione è portato a non avere più fiducia nel sistema, ed a cercare di prendere tutti gli attacchi degli avversari senza un ordine tattico. Allo stesso modo un difensore correttamente posizionato fuori dal muro, nel momento in cui vede davanti a sé un muro che non rispetta la propria zona di competenza, e mura a caso senza lasciargli difendere un pallone dopo un po’, cercherà nel campo una sua posizione a caso, muovendosi d’istinto. Questo è un modo di giocare assolutamente disorganizzato e senza idee, e spetta a noi allenatori insistere sul rispetto delle posizioni di muro e difesa, ricordando ai giocatori le proprie competenze e di avere fiducia nelle altre tecniche che compongono il sistema di gioco.
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