LILLE – La presidente croata, Kolinda Grabar Kitarovic, non ha mai smesso di sorridere e di applaudire i suoi giocatori. Lo aveva fatto anche la scorsa estate nella finale dei Mondiali di calcio in Russia, sempre contro la Francia. Questa volta, però, ha una ragione in più. Il suo paese ha vinto la Coppa Davis, l’ultima prima della rivoluzione voluta da Piqué e dal suo gruppo Kosmos.
E’ stato Marin Cilic a portare il suo gruppo alla vittoria, dopo la vittoria in singolo 7-6 6-3 6-3 contro Lucas Pouille e il definitivo 3 a 1. Il francese non è riuscito a smettere di piangere per tutta la durata della premiazione, nemmeno la medaglia al collo e l’abbraccio del capitano Yannick Noah, per l’ultima volta in panchina prima di lasciare il posto ad Amelie Mauresmo, sono riusciti a consolarlo. Dall’altra parte della rete le lacrime erano di gioia. Il croato numero 7 al mondo, quest’anno in Davis ha vinto 7 partite su 8. Voleva riportare l’insalatiera al suo Paese, che l’ha vinta per la prima volta nel 2005 in finale contro la Slovacchia. Quell’anno per la Croazia giocavano Ivan Ljubicic e Mario Ancic, il capitano era Nikki Pilic, in panchina era seduto Goran Ivanisevic, che non giocava ma soffriva e sudava come i suoi compagni in campo.
Cilic durante la premiazione è entrato in campo con la bandiera della Croazia sulle spalle. È nato trent’anni fa a Medugorje, in Bosnia, ma per diventare un giocatore di tennis si è dovuto trasferire a Zagabria, scegliendo di diventare croato. Ha fatto la sua prima apparizione in Davis nel 2006, un anno dopo la vittoria. Nel 2016 soprattutto grazie a lui, il suo Paese di elezione aveva sfiorato la vittoria in Davis, ma aveva perso in finale contro l’Argentina. Oggi, con quel bacio all’insalatiera conclude una stagione che è cominciata undici mesi fa con la finale agli Australian Open persa contro 2017. Non c’è stato solo Cilic, ma anche il ventiduenne Borna Coric, che venerdì ha dominato contro Jeremy Chardy nel primo singolare. E poi il capitano Zeljko Krajan, i doppisti Dodig e Pavic, il tifo sfegatato della presidente.
Lo sport ha unito il suo Paese. Lo scorso settembre, Luka Modric, ricevendo il riconoscimento come Fifa best player, ha voluto dedicare il premio a Zvonimir Boban, “perché per la prima volta ci ha fatto credere che anche la Croazia potesse vincere grandi cose nel calcio”. Era un Paese distrutto, in guerra, si è ricostruito anche grazie al pallone, al basket, alla pallavolo, alla pallanuoto e al tennis. L’esordio nel tennis mondiale è avvenuto nel 1993, prima i croati giocavano con la squadra jugoslava. In 25 anni di storia hanno vinto due volte la Coppa Davis, i suoi due giocatori più rappresentativi, Ivanisevic e Cilic, hanno vinto due titoli dello Slam, Wimbledon e Us Open. È un Paese di 4 milioni di abitanti, è diventato grande e orgoglioso di sé grazie allo sport.
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