Lo sport ce l’ha insegnato più volte con storie di incredibili ritorni agonistici e di campioni tornati a grandi vittorie dopo essere sprofondati nelle ceneri: eppure ogni volta, puntualmente, che un campione attraversa un momento buio della carriera, il popolo degli appassionati, dei giornalisti o dei semplici giocatori da circolo, si domanda se il ritiro sarà il successivo step, se vittorie prestigiose non arriveranno più e se il numero 1 sarà solo un lontano ricordo.
E spesso, vengono irrimediabilmente smentiti da ciò che sentenzia il campo: perché un campione difficilmente lascerà se non al vertice e perché la sete di vittorie, ammesso che non ci siano motivazioni extra sportive (infortuni, familiari e/o personali…), rappresenta il miglior motore per spingersi nuovamente fino alla vetta.
Non ha fatto eccezione Novak Djokovic, precipitato in un attimo dalla gloria tennistica in un vortice negativo che sembrava averlo allontanato da quei successi che nei suoi anni aveva centrato in serie: il serbo, va detto, ci ha messo del suo fra infortuni, crisi personali, figure a suo lato che col tennis c’entravano poco e anche illazioni sulla sua vita privata che sicuramente hanno rappresentato una fonte di distrazione importante. Non bastavano i titoli Slam vinti, i Masters1000 a ripetizione, le medaglie, la Coppa Davis: Novak Djokovic, sembrava aver smarrito la strada del trionfo e anche la sua simpatia, i suoi sorrisi, sembravano persi mentre tutti si interrogavano riguardo la sua fine sportiva.
Due anni interi passati a vedere vincere gli altri, due anni trascorsi fra il suo primo (e unico) Roland Garros nel 2016 e il suo quarto Wimbledon conquistato pochi mesi orsono, in questo 2018 che ha sancito la sua rinascita e lo vede adesso lanciatissimo: nel mirino, dopo la vittoria a New York e a Shanghai, non può non esserci infatti il numero 1 alla fine dell’anno, obiettivo decisamente fattibile perché da Rafa Nadal, attualmente in vetta al ranking, lo separano davvero pochi punti e perché sugli avversari aleggiano più di qualche dubbio. Rafa infortunato ma che vuole tornare per questo finale di stagione, Roger che potrebbe ma non è interessato, Del Potro out, Alexander Zverev che sembra ancora soffrire il peso dei più forti e una strada che quindi sembra essere più che in discesa per Nole. Potrebbe tornare Rafa e cercare di mettere a segno la prima vittoria al Master di fine anno però, la sensazione, è che il discorso dipenda più dai risultati del serbo.
Il tennis, al di là delle varie simpatie per diversi campioni, non può non salutare con estrema felicità questo ritorno di Djokovic: è un momento di transizione, con i migliori che non vogliono mollare e i giovani che faticano a reggere il confronto con coloro che dovrebbero sostituire e proprio il serbo potrebbe non solo chiudere l’anno al vertice ma cercare anche l’impresa più grande di tutte nel 2019. L’obiettivo Grande Slam può divenire realtà grazie a Novak?
Alessandro Orecchio
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