Next Gen e strabismi con Tsitsi e de Minaur

Se Karen Khachanov, uno dei quattro usciti di scena nella fase eliminatoria delle Next Gen Finals 2017, è adesso il numero 11 al mondo e se Stefanos Tsitsipas, la prima riserva di allora, è salito fino all’attuale quindicesima posizione nel ranking ATP, significa che è da FieraMilano che, a fine stagione, si può azzardare qualche previsione a medio e lungo termine sui protagonisti del tennis che conta. È per questo motivo che il supertorneo d’élite a gironi milanese è considerato più interessante delle Finals “maggiori”, in scena la prossima settimana a Londra, da quanti guardano sempre al futuro: nel mio caso, per strabismo professionale. 
 
Consapevole dell’eresia che sto per mettere nero su bianco, mi e vi chiedo: nell’arena sulle rive del Tamigi cosa ci potranno mostrare, che già non abbiamo visto, Djokovic, Federer, Anderson, Cilic, Nishikori e Isner, tutti longevi ragazzi degli anni Ottanta? Solo l’eventuale exploit di Alexander Zverev, classe 1997, o di Dominic Thiem, 1993, metterebbe in circolo ringiovanenti endorfine nel corpaccio del circuito professionistico maschile. Endorfinr che invece sgorgano copiose qui a Rho, all’ombra dell’Albero della Vita.  
 
Il match pomeridiano di esordio della cinque giorni nel padiglione 1, nel quale si sfidano i migliori nati dal 1997 in poi, non delude le frotte di ragazzi e bambini arrivati in treno, bus e metro dalle scuole tennis lombarde. Tsitsipas, 20 anni e qualcosa, testa di serie numero 1, ha faticato più del previsto (4-3 4-3 3-4 4-2) ad aver ragione di Jaume Munar, 21 anni e mezzo, numero 76 ATP. Il maiorchino fatalmente pupillo di Rafael Nadal non ha saputo gestire la tensione nei momenti decisivi: nello specifico, nei due tie break iniziali e quando nel quarto set ha sprecato malamente a campo vuoto l’occasione di andare sul 3 pari dopo aver recuperato tre match point. Di contro, il greco è apparso a tratti nervoso, quasi gli pesasse il ruolo di superfavorito del torneo. La superficie veloce non ha condizionato la qualità del gioco, che Tsitsi e Jaume hanno impostato sulla ricerca costante delle righe, soprattutto in diagonale. 
 
Il secondo appuntamento ha visto di fronte Andrey Rublev, unico reduce delle Next Gen 2017 quando fu  sconfitto in finale da Hyeon Chung, e Taylor Fritz, 47 ATP. Entrambi ventunenni da pochi giorni, provengono da stagioni di opposto sviluppo. Deludente quella del russo, ora 68 ATP dopo essersi affacciato a quota 31: a seguito dell’infortunio alla schiena patito a Monte Carlo in aprile, non ha mantenuto le promesse di un 2017 eccezionale, con il Masters 250 vinto a Umago su Paolo Lorenzi e i quarti di finale agli UsOpen. È tornato alla piena attività soltanto a Flushing Meadows e da allora ha puntato a ritrovare la forma per le Finals milanesi. L’americano, maturato in fretta dopo il matrimonio a 18 anni e la successiva paternità, negli ultimi dieci mesi ha affinato via via il proprio tennis potente seppure non fantasioso e s’è installato sul gradino ATP 47, suo best ranking. La partita, resa incerta dall’alterno rendimento di Rublev, s’è risolta comunque a suo  favore solo al quinto set (4-2 1-4 3-4 4-3 4-2).
 
In serata, il divertimento garantito dal più eclettico tennista nextgen, Frances Tiafoe, nato in Maryland da immigrati della Sierra Leone (all’epoca Trump era preso solo dai casinò, dalle towers e dalle ragazze di Hugh Hefner), ha trovato la cornice perfetta nel fondale di guglie del Duomo che Diego Nepi Molineris ha voluto di frusciante stoffa rossa da fashion week. Nei primi due set il lungagnone polacco Hubert Hurkacz, 21anni, ATP 82, non ci ha capito nulla. Poi, ben consigliato via wifi (il tecnocoaching è parte dello spettacolo delle Finals), s’è convinto che per avere qualche chance sarebbe stato opportuno allungare i colpi e creare le condizioni per piazzare i vincenti in avanzamento. L’ha fatto con intelligenza e caparbietà, e ha rimesso in forse il match. (Le regole Next Gen, dal no-let sul servizio al punto secco sul 40 pari, favoriscono il repentino capovolgimento del momentum tecnico-agonistico). Nel quarto set il tie-break è stato il più lungo (12-10) e spettacolare della giornata, con tre match point annullati dal polacco. Alla fine Tiafoe ha saputo approfittare con freddezza dell’occasione creata dal doppio fallo dell’avversario (4-1 4-2 2-4 4-3). 
 
Troppa differenza di qualità tra l’australiano che s’allena in Spagna Alex de Minaur, ATP 31, vent’anni in febbraio, e il qualificato italiano Liam Caruana, ATP 622, che a gennaio doppierà i ventun anni. Il ragazzo di origini romane cresciuto tennisticamente in Texas, dove vive con la famiglia, ha opposto una volenterosa resistenza al talentuoso figlio di un giramondo ungherese ex imprenditore di lavaggi d’auto. Nel terzo set ha persino infranto il muro dell’unico game per frazione. È finita 4-1 4-1 4-2 in poco più di cinquanta minuti: come si dice in queste situazioni, è tutta esperienza.
Twitter@claudiogiua
 


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml

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