Milan, Maldini a tutto campo: “Gattuso ha nostra fiducia, è cresciuto molto”

TRENTO – Dal ricordo del padre a quello di Liedholm e Sacchi, da Gattuso ad Ancelotti fino a Berlusconi, e dall’orgoglio per la maglietta numero 3 ritirata al futuro del Milan. E’ un Paolo Maldini che si confessa a 360 gradi quello intervistato oggi a “Il Festival dello Sport” di Trento.

“DISPIACE NON AVER VISTO MIO PADRE GIOCARE” – “Non ho avuto la fortuna di vedere mio padre giocare, perché ero troppo piccolo, e questo mi dispiace. Lui amava il bello e mi ha condizionato. Il mio primo giorno al Milan è stato nel settembre 1978. Mi ricordo che con mia madre ho comprato le scarpe da calcio in Corso Buenos Aires a Milano. Ho giocato ala destra e mi hanno fatto firmare subito: questo è stato il mio approccio alla famiglia rossonera”, ha detto Paolo Maldini.

“LIEDHOLM UN VERO MAESTRO, SACCHI MANIACALE – “L’esordio in Serie A di Udine, del gennaio 1985, me lo ricordo bene. Pensavo di non essere in grado di giocare in Serie A. Invece ho giocato bene e dopo, in pullman, mi sono detto ‘Paolo, adesso puoi stare con tutti questi grandi giocatori'”, ha detto il dirigente rossonero che poi ha ringraziato pubblicamente Nils Liedholm, che lo fece esordire giovanissimo in A. “Lui è stato il mio maestro: mi ha insegnato a giocare al calcio. Era più avanti di tutti tatticamente. Con lui giocavamo già negli anni 80 a quattro in linea dietro”, ha proseguito Maldini. “Sacchi? Forse troppo maniacale e questo gli ha ridotto la carriera. Era pressante e ho ancora gli incubi. Come tutti i geni ha smesso presto, per stress, che peccato. Capello non era solo un manager. Ricordo che prima di Atene era sicuro che vincevamo, nonostante partissimo sfavoriti”, ha spiegato ancora Maldini.

“GATTUSO SA ASCOLTARE, ANCELOTTI UN AMICO” –  “Gattuso ha un grande senso di appartenenza e ne capisce molto tatticamente: non a caso ha la nostra fiducia. Quando giocava non avrei mai detto che sarebbe diventato un bravo allenatore. E’ stato coraggioso. Ha imparato tanto, è cresciuto e migliorato. Ora sa ascoltare: lo dimostra sia nella gestione dei calciatori che nei rapporti con la società”, ha spiegato Paolo Maldini. “Con Ancelotti in panchina è stato il periodo più bello della mia carriera. E’ un amico, un ex compagno. Sa trattare i giocatori: mi ha aiutato a godermi tutto quello che il calcio mi ha dato, anche nel periodo in cui ero già più maturo”.

“BERLUSCONI UN VISIONARIO, MESSI MEGLIO DI CR7” –  “Berlusconi è il mio presidente. Era un visionario: ricordo che ci guardavamo straniti quando ci diceva che saremmo diventati il miglior club del mondo. Farà bene con il Monza. Mi ha sorpreso questa sua scelta ma sono certo farà bene. Ho detto a Galliani che faccio un po’ il tifo per il Monza, fino a quando non arriveranno in Serie A. Non c’è niente da ridere: fra poco arriveranno in Serie A. Non ho litigato con Galliani dopo aver smesso di giocare, ma avevamo idee diverse e per questo non ho mai fatto il dirigente del Milan in epoca Berlusconi”. “Istanbul 2005 è di certo l’amarezza più grande della carriera, dopo la finale dei Mondiali persa con la Nazionale nel 1994. Forse perché avevo segnato anch’io, cosa assai rara. Con il Liverpool è mancato lo scatto mentale dopo il loro 3-3 ma forse era destino”, ha aggiunto il dirigente del Milan. “Gli avversari più forti affrontati in carriera sono: Maradona, Ronaldo dell’Inter e Totti. Tra Cristiano Ronaldo e Messi preferisco quest’ultimo, anche per la sua correttezza in campo. Come Maradona prende un sacco di calci e non reagisce mai”, ha detto ancora Maldini.

“LA 3 RITIRATA UN ORGOGLIO, LA MAGLIA AZZURRA UNICA” –  “La mia maglia, la numero 3, ritirata dal Milan è un motivo di orgoglio. Hanno deciso così e sono contento. L’addio al calcio? L’ultima partita in casa il 5 per cento dei tifosi mi ha contestato: questo fa parte del gioco. Ci tengo di più a essere una brava persona. Dopo, a Firenze, sono stato piacevolmente sorpreso dal tributo dei tifosi nella mia ultima partita giocata”, ha proseguito Paolo Maldini. “In Nazionale ho collezionato 126 partite, tante soddisfazioni e diverse vittorie sfiorate: un bilancio più che positivo. Poi le ginocchia malandate non mi hanno permesso di giocare Germania 2006, che abbiamo vinto… forse era destino. La delusione più grande è stata la sconfitta con la Corea causata dall’arbitro Moreno. Non ho quasi mai litigato con un arbitro ma con lui mi sono scatenato tanto, al punto che dovevo essere espulso per proteste. Avevo captato qualcosa di strano a inizio partita, perché aveva trattato male il mio compagno Tommasi, che era andato a salutarlo. Il Mondiale e la maglia azzurra danno sensazioni uniche”, ha aggiunto Maldini.

“HO SEMPRE BISOGNO DI SFIDE, PAQUETÁ UN TALENTO” –  “Ho sempre bisogno di sfide, tanto che da giovane a Milano scendevo dal tram prima e facevo a gare fino a casa. Così dopo il calcio ho cominciato a giocare a tennis. Leonardo mi ha chiamato quest’estate e alla seconda volta mi ha chiesto di entrare al Milan. Mi è sembrato il momento giusto per tornare. Ho trovato un Milan con gli stessi principi di allora e cercheremo di riproporli ai giocatori. Lavoro molto, divido l’ufficio con Leonardo, ma preferisco vivere la squadra a Milanello o quando giochiamo. Mi fa ridere sentirmi chiamare direttore. Paquetá è un giocatore di grande talento ma il mercato riparte a gennaio, quindi è meglio non sbilanciarsi. Ci aiuterà molto se dovesse arrivare. Adesso c’è il derby, vogliamo vincere ma siamo sicuri che anche loro la pensano allo stesso modo. Dobbiamo migliorare nel saper leggere la partita durante il suo svolgimento”, ha concluso Maldini.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml

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