Fabio Fognini: è stata una gran bella stagione

Lui stesso ha detto che questo 2018 rappresenta probabilmente la sua miglior stagione e i numeri sono ovviamente dalla sua: il 2018 tennistico di Fabio Fognini ha visto risalire prepotentemente il ligure in classifica fino al best ranking, portare a casa tre titoli (San Paolo, Bastaad, Los Cabos più la finale a Chengdu), per uno score totale di 47 vittorie e 23 sconfitte. Tanti alti ma anche alcuni bassi che sanno di occasioni mancate: alcune sconfitte hanno fatto male ma va riconosciuto a Fabio il merito di aver portato un tennista italiano nuovamente vicino alla top10, rimanendo in corsa per le ATP Finals fino all’ultimo torneo di Parigi – Bercy.

Certo, l’occasione era innegabilmente propizia: in una stagione con tanti grandi giocatori infortunati o a mezzo servizio (Murray, Wawrinka, Berdych, Tsonga) e con i NextGen che ancora difettano in costanza, Fabio ha avuto la grandissima opportunità di scrivere la storia recente del tennis italiano. Un po’ di rimpianto quindi è normale che ci sia, Fabio in primis lo sa, ma il livello mantenuto per tutto l’anno e soprattutto la polivalenza messa in luce sulle varie superfici, non può che strappare un voto davvero alto.

Ma quali sono queste occasioni mancate? Andiamo a vedere nel dettaglio i risultati di Fabio: 18/8 sul cemento, 21/10 su terra battuta, 6/4 sul cemento indoor e 2/1 su erba, la superficie che meno interessa a Fognini (a mio avviso potrebbe fare di più se solo si mettesse in gioco…). L’italiano inizia l’anno a Sidney dove cede in semi a Medvedev, prima di raggiungere gli ottavi di finale a Melbourne, dove lascia il passo in 3 set netti a Berdych.
Quando arriva la Davis, Fabio si converte in eroe e porta due punti pesantissimi fuori casa contro il Giappone battendo in due vere battaglie in 5 set Sugita e Daniel. Le scorie Davis e il cambio di superficie si fanno sentire nel primo torneo della tournee sudamericana su terra rossa: a Buenos Aires cede all’esordio a Leonardo Mayer, prima di fare grandi cose in Brasile. Semifinale all’ATP500 di Rio dove cede a Verdasco (si poteva fare di più ma lo spagnolo su terra è comunque un signor giocatore), prima di rifarsi vincendo il primo dei 3 ATP250 della stagione a San Paolo, sfruttando un buon tabellone e rimontando in finale il cileno Jarry.

I Masters 1000 americani quest’anno regalano delusioni: dimenticata la semi dell’anno scorso a Miami, Fognini esce immediatamente contro Chardy a Indian Wells mentre a Miami supera il giovane Kuhn ma perde male contro Kyrgios al 3T.
Ad aprile è ancora in Davis, dove si prende la sua rivincita contro Chardy ma viene sconfitto da Pouille, in un incontro che l’Italia avrebbe dovuto affrontare con maggior convinzione. La terra battuta europea fino a Roma regala poche soddisfazioni: 2T a Monte Carlo (L contro Struff), 1T a Monaco di Baviera (L contro il Ceck), 1T a Madrid (L ancora contro Leo Mayer). Sono gli Internazionali d’Italia a regalare un grande risultato: Fabio gioca un tennis di alto livello contro Monfils, si regala il grande scalpo Dominic Thiem, regola di autorità Gojowczyck prima di lasciare il passo ai quarti di finale a Rafa Nadal, impegnando il numero 1 all time sulla terra rossa in 3 set.
Segue la semi a Ginevra (L contro Gojowczyck) e gli ottavi al Roland Garros: per molti la sconfitta contro Cilic a Parigi è l’occasione mancata più dolorosa dell’anno ma il tennis messo in mostra nei 5 set da parte del croato contro l’italiano è stato di un livello stellare. Meriti all’avversario, è giusto riconoscerlo e non puntare sempre il dito contro i nostri quando non arrivano al risultato che vorremmo.
Un solo torneo su erba, quello per eccellenza: a Wimbledon arriva al 3T la sconfitta che più mi fa arrabbiare. Jiri Vesely al terzo turno di uno Slam non è un accoppiamento impossibile e con un po’ di allenamento sul verde sono sicuro che Fabio avrebbe potuto farcela. Ma i prati londinesi proprio non sembrano attirarlo.
Si torna sulla terra rossa e arriva il secondo torneo vinto dell’anno: a Bastaad sconfigge Verdasco in semi e Gasquet all’atto conclusivo, regalandosi un nuovo trofeo in bacheca. Va a Gstaad di passaggio perché esce subito contro Zopp (si poteva dare forfait…).

Si cambia continente e a Los Cabos in Messico Fabio centra un nuovo successo, il primo sul cemento di una carriera che già può contare su 8 tornei in singolare e 5 in doppio, battendo l’argentino Del Potro in finale: da lì a mio modo di vedere Fabio è calato un po’ nel rendimento delle sue prestazioni, raccogliendo “pochi” punti. 2T a Toronto, 2T a New York con il grande rimpianto della sconfitta contro Millman (anche se l’australiano ha fatto un incredibile torneo), sconfitta al 1T contro Klizan a San Pietroburgo, prima di perdere la quarta finale dell’anno a Chengdu contro Tomic e non presentarsi in campo contro Del Potro in semi all’ATP500 di Pechino. Gli ultimi 3 tornei della stagione, quelli giocati con la fiammella della speranza riguardo la top10 e le Finals hanno visto Fognini approdare in semi a Stoccolma (L contro Tsitsipas), cedere al 2T a Fucsovic a Vienna e perdere con qualche piccolo rimpianto contro Roger Federer al 3T a Parigi – Bercy.

Un 2018 buono ma che deve essere d’insegnamento per il prossimo anno: vanno bene i 250 ma nei grandi appuntamenti Fabio deve riuscire a fare qualcosa di più. Perché la sensazione è che nel 2019 fra chi torna e chi cresce…la concorrenza sarà ben più forte.

Alessandro Orecchio


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/

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