Curioso il caso del tedesco Alexander Zverev: top5 da tempo, arrivato al tennis di vertice giovanissimo (è classe ’97) praticamente a un’età in cui molti dei suoi coetanei faticano a confrontarsi col circuito maggiore, vincitore di Masters1000 (vittorie a Roma, Montreal e Madrid) e ATP500, il candidato principale a ricevere il testimone dai Big4, un futuro radioso all’orizzonte ma anche critiche che puntualmente lo colpiscono. Ogni opinione ha il suo peso, ogni parere un valore e un tennista può piacere o meno: ma mettere sotto inchiesta un giocatore come Zverev è davvero difficile da comprendere, almeno per il sottoscritto.
Tutto è dovuto al suo scarso feeling con le prove del Grande Slam: è un dato di fatto che il tedeschino alto 2 metri abbia raggiunto la seconda settimana di uno Slam solo in 2 occasioni, nel 2017 con gli ottavi di Wimbledon e con i quarti quest’anno al Roland Garros. Un tennis moderno che sicuramente avrebbe potuto e dovuto ottenere di più nei Major ma il tempo è ovviamente dalla sua parte e il 2019 potrebbe finalmente vedere un Alexander vincente e sfatare il tabù Slam. Lendl ne sembra convinto (ripetendo un po’ quanto fatto in passato con Murray…) e la vittoria alle ultime Finals potrebbe adesso essere il momento chiave in questo processo di crescita.
A Londra Zverev ha dimostrato che il suo gioco è più vario e dotato di differenti soluzioni rispetto al recente passato, con alle spalle un lavoro sul fattore psicologico importante e in grado di regalare risultati sperati: il 21enne Alexander non ha sofferto la pressione contro mostri sacri del tennis come Federer e Djokovic, mantenendo contro loro un livello altissimo e senza la minima pausa, perché contro questo tipo di giocatori anche il minimo passaggio a vuoto può essere fatale. Una dimostrazione di forz e ora c’è un altro fattore significativo da tenere in conto: Zverev ha immediatamente fatto tesoro degli insegnamenti dei match già disputati. Se nel round robin Djokovic lo aveva battuto facilmente, in finale il tedesco ha cambiato marcia migliorando notevolmente quegli aspetti che avevano offerto il fianco al serbo nel primo match, come la diagonale di rovescio sui cui è parso inattaccabile nell’atto conclusivo delle ATP Finals. Il servizio è la sua arma principale, da fondocampo c’è tanta solidità e si può migliorare il gioco di volo: quest’ultimo aspetto non è certo trascurato da Zverev, il quale non disdegna giocare spesso il doppio col fratello Mischa.
Un 2018 che ha visto resistere stoicamente Federer e Nadal, Djokovic tornare in cima e Del Potro riaffacciarsi a grande livelli: quest’anno però, è innegabile, i NextGen sono cresciuti esponenzialmente. I russi Khachanov e Medvedev, il croato Coric, Chung in Australia, il greco Tsitsipas in top15 e per l’appunto Alexander Zverev che non solo si conferma ai vertici ma si regala anche una vittoria da “maestro”. Sarà il 2019 ancora di più un anno di passaggio di consegne? E questo Zverev potrà regalarsi la prima gioia Slam?
Alessandro Orecchio
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