ROMA – Una volta c’erano gli oriundi del calcio: Altafini, Angelillo, Sivori e tanti altri. Adesso sono in arrivo gli oriundi del surf. Vengono da Costa Rica, Australia, Argentina: l’Italia del surf sta cercando i migliori talenti in giro per il mondo in vista del gran debutto fra due anni ai Giochi olimpici di Tokyo. Ci sono due posti per Paese: noi avremo-se tutto va come deve andare-un ragazzo e una ragazza. Di più, contro i colossi mondiali non si può pretendere. Almeno per ora. Il direttore sportivo della Nazionale di surf, che fa parte della Federazione sci nautico, si chiama Mirco Babini, ed è un grande velista. Nato a Faenza nel 1968 ma sardo d’adozione, Babini ha conquistato titoli italiani e internazionali con il windsurf, è stato il precursore del Kiteboard e dello Stand Up Paddle in Italia ed è attualmente presidente della IKA (Classe Internazionale di Kiteboarding). Ha fatto anche parte del team di Luna Rossa in vista della 35a America’s Cup: ora il suo traguardo è il campo (naturale) di Tokyo, un’occasione unica per fare conoscere sempre più questa disciplina che sta crescendo molto anche in Italia. Per questo è iniziata la ricerca di figli di italiani in tutto il mondo, e i risultati sono più che positivi.
Le qualificazioni olimpiche si avvicinano, ora la Nazionale azzurra va a Nagoia, in Giappone, per allenarsi. Ma eccoli, gli oriundi, entusiasti, tutti, di indossare i colori azzurri. Legatissimi alla terra dei loro genitori. Angelo Bonomelli, classe 1991, è fra i più conosciuti surfers italiani. “Sono nato a Varese e cresciuto in Costa Rica per scelta dei miei genitori. Vivo i mesi invernali in Costa Rica e quelli estivi in giro per l’Europa. Nella vita mi dedico ad allenarmi, fare surf e lavoro anche come istruttore…Ho iniziato a fare surf all’età di 12 anni, in Costa Rica con degli amici. Ho iniziato perché da sempre mi piace il mare e viverlo in tutte le sue sfaccettature. Il surf è uno sport bellissimo”.
Ramon Taliani invece si racconta così: “Vivo in Costa Rica, ma sono nato a Roma e sono vissuto lì fino a quando avevo circa 3 anni. A Roma abitano ancora i miei nonni, per questo appena ho un po’ di tempo libero e racimolato quel poco che mi serve per partire, torno in Italia a visitare la mia famiglia e i miei amici, e se ho la fortuna di incontrare qualche onda, anche per fare surf”. Dall’Australia invece arriva Claire Bevilacqua che è la meglio piazzata nel ranking mondiale, intorno al 20o posto. Claire, 35 anni, nata a Perth, nickname “Bevo”, è entrata nell’Italia team di surf quest’anno: “Sono nata in Australia ma mio papà è italiano. Sono sempre stata orgogliosa di questo legame e di questa importante eredità. Negli anni ho sviluppato una passione per questo Paese che mi ha portata a legarmi in maniera indissolubile all’Italia, ai suoi costumi e alla sua cultura. Ho vissuto per diverso tempo in Italia, mio padre vive tutt’ora lì, a San Felice Circeo vicino Roma. Voglio diventare competitiva sotto ogni punto di vista. Per mantenermi in forma ed allenarmi faccio moltissimo yoga, vado in bici ed ovviamente nuoto. Sono anche molto attenta a ciò che mangio. Il cibo salutare ed un’alimentazione attenta sono la mia priorità”.
Giada Legati invece ha la doppia nazionalità argentina ed italiana: “Ho iniziato a muovere i primi passi sul surf e innamorarsi di questo sport in una delle migliori località possibili per chi pratica questa disciplina, a Bali, sulle onde di Canggu”. Lì Giada vive con la sua famiglia: ha all’attivo 8 anni di surf di cui 4 dedicati alle competizioni. La Federazione l’ha scovata in quella che viene chiamata l’isola degli Dei e, visto il suo talento, non se l’è fatta scappare per portarla ai mondiali ISA. La scelta si è rivelata azzeccata. Giada è nata in Francia da papà italiano e mamma argentina, ma, come detto, vive a Bali e abita a soli 100 metri dalla spiaggia. “Ovviamente, vivendo a Bali, l’attrazione per questo sport è stata davvero forte. Ho iniziato lì a muovere i primi passi in questa disciplina in piccoli spot dal fondale sabbioso. Ormai saranno passati 7/8 anni, non lo ricordo neanche più. E’ talmente diventato parte di me che mi sembra di aver sempre surfato in vita mia. Avendo il papà italiano ho anche passaporto italiano e mi è capitata tra le mani questa possibilità. Tra le varie Nazioni ho scelto l’Italia soprattutto per l’organizzazione. La Federazione ci supporta in ogni modo, siamo seguiti da un team di professionisti e facciamo parte di un progetto ben strutturato. Amo moltissimo gareggiare, perché nei contest hai davvero molti stimoli e migliori ad un ritmo decisamente più alto di quando fai freesurf. Nel freesurf sei con gli amici, sei più rilassata e soprattutto scegli le onde con più tranquillità. Amo ogni aspetto del surf. All’inizio, come per molti, era solamente un divertimento, un gioco. Poi pian piano sono migliorata sempre più e da circa 4 anni ho deciso di tentare la strada del professionismo”. Giada è appassionata di scienze marine e di geografia, ed è molto attiva sui social. “Seguitemi su Instagram”.
Infine Emily Gussoni. “Ho iniziato a fare surf all’età di 8 anni nella mia città, Jacó (distretto della Costa Rica). Nessuno della mia famiglia pratica il surf, però un giorno mentre ero in vacanza, mia mamma mi parlò del surf camp di Andrea Diaz, che è una surfista molto conosciuta in Costa Rica, e mi incoraggiò a passare alcuni giorni lì; così è iniziata la mia carriera da surfista. Le onde italiane? Mi hanno sorpreso, poiché non sono presenti tutti i giorni, però quando arrivano sono belle davvero. Prima di andare in Sardegna mi sono allenata ad Ostia, dove le onde era molto buone e l’acqua molto calda; mentre le onde in Sardegna erano incredibili. In Italia ho notato un livello molto alto di preparazione generale. La Federazione ha fatto un lavoro eccellente”. E non dimentichiamo certo Leo Fioravanti, romano, classe ’97, ormai conosciuto (e apprezzato) in tutto il mondo. Atleta professionista che ha raggiunto risultati eccellenti, facendo sempre più conoscere questa disciplina che ha ottimi spots anche in Italia. Forza ragazzi e ragazze, non resta che qualificarsi per Tokyo. E poi chissà come saranno le onde giapponesi…
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