Suzuki, la formula dell'ibrido semplice

Anche l’ibrido ha tante facce e la sensazione, sempre più profonda, è che funzionino tutte. Se Toyota ha sicuramente il primato incontrastato del settore, con l’imprinting partito nel 1997, oggi, in un mercato avviato verso la rivoluzione elettrificata (+30% di ibride vendute in Italia da gennaio a settembre) inizia a pesare anche l’altra voce, sempre giapponese eppure sicuramente alternativa, quantomeno geniale. Dalle parti di Hamamatsu, cioè Casa Suzuki, nel cuore del Paese del Sol Levante, tra Tokyo (Honda) e Nagoya (Toyota) con una popolazione arricchita da tanti immigrati brasiliani, la chiamano la “Way of life”, un modo di vita, l’ibrido del futuro, appunto. Che dalle nostre parti, si traduce in numeri concreti: 5.257 esemplari di Suzuki ibride immatricolate da gennaio a fine settembre e che portano Suzuki stessa al secondo posto della classifiche di vendita tra le ibride. Settore dove brand nipponico ormai conta su tre modelli: Ignis, Baleno e New Swift. Numeri che si possono spiegare solo in una maniera: la qualità certificata da un sistema con tanti valori.

VALORI. È intelligente, perché non ha bisogno di ricariche esterne, procede in maniera autonoma (tra frenata e decelerazione) e utilizza l’elettrico solo quando serve davvero, come in partenza. Una garanzia per ottenere la migliore efficienza possibile, tra prestazioni e consumi. È un sistema leggero che parte dalla piattaforma per finire alle stesse batterie agli ioni di litio da 12 V (in tutto 6,2 kg) di ultima generazione con grande capacità di accumulo. Batterie che poste sotto il sedile del guidatore agevolano guidabilità e al tempo stesso occupano il minor spazio possibile lasciandolo a passeggeri e bagagli. Tutto senza dimenticare i vantaggi che molte amministrazioni locali prevedono per le vetture ibride in tema di parcheggi, ingressi ai centri storici ed esenzione dal bollo.

IL CUORE. Nel dettaglio funziona così: l’ISG (integrated Starter Generator), è un alternatore con tre componenti chiave – motore elettrico, alternatore e motorino di avviamento –  fornisce potenza in più in accelerazione e ripresa per poi produrre energia in frenata e accumulandola nella batteria. Così Suzuki con soli 1.000 euro in più è in grado di offrire questo sistema su più motorizzazioni, sia ai 1.2 Dualjet che all’1.0 Boosterjet e sia alla trazione anteriore che a quella posteriore. Disponibilità che rendono la Suzuki l’unica Casa a detenere il primato in vetture sotto i 4 metri di lunghezza capaci di abbinare il 4×4 ibrido e il turbo-ibrido.

QUALITA’-PREZZO. Quello che stupisce è il costo di una tecnologia così avanzata, eppure così democratica. Con 14.650 euro, ad esempio, si può acquistare una New Swift 2 ruote motrici Top Hybrid dotata di un equipaggiamento al top di gamma. Con cerchi in lega bicolor da 16”, fari full LED e abbaglianti automatici, il display touch multimediale da 7” con navigatore 3D e il Cruise Control Adattivo, la telecamera posteriore, il sistema MyDrive (memorizza tutti i dati sulla vettura e sulla guida) e gli altri sistemi di assistenza per la sicurezza attiva che in Suzuki declinano in italiano. Da “attentofrena” (camera monoculare e laser che gestisce anche la frenata d’emergenza) a “guidadritto” contro i cambi corsia e marcia, fino a “restasveglio” per gestire tipologie di guida anomala. Per la cronaca la Ignis iTop 1.2 Hybrid sale a 15.050 ma per chi volesse qualcosa di meno impegnativo con 13.600€ si può prendere una Baleno B-Top 1.2 Hybrid. 


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori

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