Lamborghini Miura SVR, la volpe torna a splendere

Il fascino di Lamborghini Miura, senza tempo. Con, in più, una storia unica da raccontare. Tra modellini in scala, Giappone, fumetti e un incidente che mandò in fumo l’esemplare J sviluppato dalla casa e dal collaudatore Bob Wallace. Dalla Jota a Lamborghini Miura SVR, un esemplare unico, che si somma ai 763 della GT disegnata da Marcello Gandini e prodotta tra il 1966 e il 1972. Dopo un’operazione rinascita portata avanti dal Polo Storico Lamborghini, durata 19 mesi, Miura SVR è stata consegnata al cliente giapponese che ha commissionato il restauro. Torna nel paese del Sol Levante in tutto il suo splendore originario.

Nasce verde e in versione Miura S il telaio 3781, venduta nel 1968 a Torino, dopo aver fatto bella mostra al Salone dell’auto. Nove proprietari dopo, i primi 8 italiani, servirono 18 mesi a Lamborghini per trasformarla da S in SVR nel 1974. Arrivò sulla scorta dell’esperienza maturata con il progetto Jota, che diete a sua volta origine a una serie di Miura SVJ. Jota era Miura con telaio più rigido, carrozzeria alleggerita, vetrature in plexiglas, quattro carburatori Weber ad alimentare il V12 da 3.9 litri: 440 cavalli per 890 kg la formula perfetta, con una riduzione del peso di ben 150 kg.

Sarà per il frontale da furbetta ma, arrivata in Giappone nel 1976, Miura SVR divenne ispirazione per i disegnatori del fumetto “La volpe da corsa”, successo che si riversò sul modellino in scala prodotto da Kyosho. Quattro decenni dopo torna a nuova vita, al termine di un percorso di restauro che non è stato semplicissimo sviluppare, come spiega Paolo Gabrielli, responsabile del Polo Storico Lamborghini e divisione After Sales: «In questo restauro, durato 19 mesi, abbiamo dovuto operare in modo diverso dal solito. La scheda di produzione originaria ha aiutato poco, mentre ha fatto fede la specifica delle trasformazioni effettuate nel 1974.

Il restauro totale svolto dal Polo Storico è stato alquanto impegnativo, visto che la vettura era arrivata a Sant’Agata Bolognese smontata, anche se accompagnata dalle sue parti, e rimaneggiata in svariati punti. Rispetto alle specifiche originarie, durante il restauro e su espressa richiesta del cliente, sono state aggiunte le cinture di sicurezza a 4 punti, sedili più conformati e un roll-bar smontabile, al fine di migliorare la sicurezza durante le previste esibizioni in pista».


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori

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