La Ferrari e la politica del silenzio: ora devono parlare i fatti


Una Rossa che ha ritrovato magicamente la competitività persa o la Mercedes tornata sulla terra dopo l’eliminazione degli ormai famosi fori inseriti sui cerchi? La domanda è una di quelle dalla risposta complicata; forse la soluzione si trova a metà. Il dato di fatto, comunque, è che la SF-71H è tornata alla vittoria ad Austin, dopo 4 Gran Premi di digiuno e lo ha fatto bene, chiaramente. Questo è quello che conta di più, al di là dei perché e dei per come che, ovviamente, dovranno essere analizzati e capiti per dare continuità alle prestazioni; il tutto nel completo silenzio, quasi alienante e confuso alcune volte, controproducente nell’attirare critiche per quanto riguarda la gestione della squadra. Su due poli opposti, invece, quello messo in atto dai due piloti.

IL SILENZIO DEL TWEET

Sa di rabbia, di sfogo della tensione, il tweet “vagamente” polemico dell’account ufficiale della Scuderia Ferrari, pochi minuti dopo il termine della gara che ha visto Kimi Raikkonen vittorioso. Ora nessuno dovrà più parlare, vi abbiamo risposto noi: questo in soldoni, il messaggio che si è voluto mandare. Non proprio il miglior modo per festeggiare un successo così importante più dal punto di vista umano che per quanto riguarda il campionato. Le critiche alla Scuderia ci sono state e ci saranno, se servirà, come da sempre avviene: alcune sono state troppo pesanti ma altre legittime, ed è presuntuoso cancellare alcuni errori della squadra che, vale la pena ripetere ci sono stati, con un tweet. Caduta di stile (?).

IL SILENZIO DI KIMI

La certezza Ferrari in questo momento, sia tecnicamente che umanamente. Fa specie pensare che sia una seconda guida, trentanovenne e, per di più, prossima a lasciare il team. Ma tant’è. Raikkonen è il solito: silente, pacato, quasi dormiente e irritante per certi versi ma gran lavoratore nel silenzio. Fa lo slalom gigante tra i problemi psicologici del compagno di squadra e gerarchici del team come se fosse sulle nevi della sua amata patria finlandese, come se tutto quello che non riguardi lui e la sua macchina non esistesse nemmeno. E’ lontano e pacato nei suoi comportamenti ma silenzioso uomo squadra, sempre utile alla causa. Cade il mondo e lui si sposta.

IL SILENZIO DI SEBASTIAN

Quello che non dice è più preoccupante di quello che ha detto e di quanto siamo spettatori da qualche domenica a questa parte: nelle interviste post-gara, oltre a parlare di accanimento della sfortuna, il tedesco ha accennato a dei problemi extra pista che stanno condizionando le sue prestazioni. Mai si era spinto tanto oltre nelle dichiarazioni, quello che ormai è un Cristo portacroce. Giustamente, per alcuni, ingiustificatamente per altri. A nessuno come a Vettel, questo inverno freddo e silenzioso sarà utile per ricaricare delle batterie scariche da un pezzo e risolvere quelle questioni in sospeso con se stesso e col mondo che tanto lo stanno penalizzando. Alla larga da interviste, fotografi e pressioni.

ROMPERE IL SILENZIO…

Con i fatti, ovviamente. Concludere questo amaro 2018 con delle ottime prestazioni e presentarsi il prossimo anno vogliosi di rivincita ma, allo stesso tempo, senza farsi prendere dalla foga di vincere a tutti i costi. Essere più costanti che veloci (Hamilton docet) e lungo tutto l’arco della stagione. Mettere da parte l’orgoglio italiano e ferrarista e imparare dai rivali, ammettendo la propria inferiorità nella gestione delle varie situazioni. Questo è quello che si richiede a tutta la squadra per farla uscire da un preoccupante torpore e dalla balia degli eventi; tornare a vincere in pianta stabile. Parlare e non stare zitti. Non più.

Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/CircusFormula1/~3/3U3hbPvbOyk/la-ferrari-e-la-politica-del-silenzio-ora-devono-parlare-i-fatti.php

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