Abbiamo intervistato Andrea Levy, Presidente del Salone Auto del Parco Valentino, una manifestazione che si avvia verso la sua sesta edizione prevista dal 19 al 23 giugno 2019, nella sua veste appassionato conoscitore del mondo dell’auto e anche di pilota. Una chiacchierata che prende lo spunto da un’altra importante manifestazione motoristica, l’Historic Minardi Day – al quale la nostra redazione ha sempre partecipato con entusiasmo – per parlare di quel che ci unisce, cioè l’amore per l’automobilismo e per tutto ciò che attorno ai motori ruota – lo spettacolo, la tecnologia, l’aspetto umano – per finire, poi, a trattare il nostro argomento preferito, vale a dire la Formula Uno.
Andrea, entriamo subito in medias res: ci siamo conosciuti come Circus Formula Uno in occasione dell’Historic Minardi Day, nel quale anche tu sei stato protagonista: hai guidato in pista delle supercar, la tua Dallara Stradale ma anche la Pagani. Sei un appassionato ma anche un pilota, quindi una persona competente, anche nella tua veste di Presidente del Salone Auto Parco Valentino. Puoi dirci due parole su questa manifestazione e spiegarci qual è, secondo te, il segreto del successo di eventi come il Minardi Day e il Salone Auto Parco Valentino, che hanno numeri sempre crescenti, in termini di pubblico e partecipanti?
Questo 2018 è stato la quinta edizione del Parco Valentino, un salone con un format innovativo e caratteristiche diverse da tutti gli altri: si svolge innanzitutto all’aperto nella bellissima location del Parco Valentino a Torino, dove, in quei viali, una volta si svolgeva il Gran Premio del Valentino e vi correvano piloti come Fangio, Nuvolari, Ascari, Farina… Se ricordate l’immagine di Nuvolari che corre con il volante in mano, da cui la leggenda Nuvolari che guida anche senza volante, ebbene l’episodio è successo nel Gran Premio Parco Valentino del 1948. Aveva rotto l’impianto dello sterzo, tornò ai box ma non c’era nulla da fare, gli diedero una chiave inglese per concludere i pochi giri che mancavano, lui quando tagliò il traguardo guidando con la chiave inglese alzò il volante. In quella splendida location che già respirava di motori nel 2015 abbiamo proposto per la prima volta un salone con stand tutti uguali, con tutte le supercar di circa 40 case produttrici e l’ingresso gratuito: una rivoluzione. L’ingresso gratuito infatti avvicina alle belle auto, alla passione per le auto i giovani, i ragazzi, le famiglie, le coppie… Negli anni successivi lo abbiamo poi arricchito (nell’ultima edizione ci sono state circa 2000 supercar, n.d.r.) con tanti eventi dinamici e un aspetto glamour: le principali piazze di Torino erano punti di ritrovo, di esposizione per Ferrari, Porsche, case che celebravano anniversari, prototipi di designer come Giugiaro o il Focus Auto Elettrice con oltre trenta Tesla. Tutta la città di Torino si è messa a disposizione dell’evento e degli appassionati, in un format che unisce situazioni statiche a situazioni dinamiche come le parate. Le Case automobilistiche hanno anche risposto bene, segnando il Parco Valentino come manifestazione in cui si possono presentare delle novità: l’anno scorso abbiamo avuto la Parata dei Presidenti delle Case Automobilistiche, con tutti i più alti rappresentanti delle case, Presidenti, Amministratori Delegati, membri delle famiglie come Pagani, Giugiaro, Pininfarina; c’erano Fiat, BMW, Volkswagen… con una macchina rappresentativa della loro storia, con prototipi, one-off, novità per la prima volta in situazione dinamica… Il pubblico gratuitamente può andare a vedere questi personaggi, queste grandi auto, hai l’emozione… è una festa!
È una festa: sembra quasi un implicito consiglio agli organizzatori dei Gran Premi della Formula Uno. Ecco, che consiglio daresti per migliorare lo spettacolo dei Gran Premi (domanda di Marco Cornaglia)?
Beh, La Formula Uno adesso ha nuovi proprietari (…). Però è cara. Sono sincero: io sono stato a Monza (…) e un costo più basso aiuterebbe! Lo spettacolo è migliorato negli ultimi anni, abbiamo rivisto un po’ di sorpassi…: forse il punto più noioso è superato, i Gran Premi sono di nuovo belli. Aiuterebbe una diffusione in streaming e non solo in pay tv, aiuterebbero dei prezzi un po’ più popolari perché sta diventando molto elitaria, con formule che avvicinino i giovani. La cosa positiva è che lo spettacolo è migliorato, abbiamo diversi vincitori, l’esito non è mai scontato, non c’è più la monotonia del recente passato. Pensate alla Moto Gp, in sette gare sette vincitori diversi: se dovessi scrivere una storia la scriveresti proprio così e sarebbe bello poterlo fare anche parlando di Formula Uno! La cosa più importante, però, è lo spettacolo: abbiamo visto bei Gran Premi, bei sorpassi, situazioni inaspettate, mai scontato chi vince anche se ha la pole position… Come appassionati, non sapere chi vince fino all’ultimo è quel che ti tiene incollato e non ti fa addormentare. Questo è molto positivo.
Abbiamo parlato di Monza. Il nostro collega Alessando Prada, che era anche lui al Gran Premio come te, vorrebbe sapere un tuo parere sul comportamento del pubblico che ha fischiato Hamilton, rovinando, di fatto, una bellissima giornata, un bellissimo week end.
Mi auguro veramente che passi questa brutta moda che abbiamo di essere un po’ troppo tifosi perché Hamilton ha vinto una gara meritatamente. Capisco che in Italia basta vedere le bandiere rosse, che c’è un po’ di delusione perché le aspettative erano altre, oppure potrebbe essere stato male interpretato dai monitor il primo contatto con Vettel, per una sorta di responsabilità di Hamilton che in realtà non c’è stata rivedendo il replay. Sicuramente è successo anche in passato ma non succede in altre Nazioni in situazioni rovesciate, come in Inghilterra quando ha vinto Vettel, non vedo perché debba succedere in Italia.
Cose che sono successe anche a illustri ex, per esempio ad Alonso. La successiva domanda di Alessandro si riallaccia a lui: da pilota, potrà già vincere la Tripla Corona al suo primo anno completo in Indycar?
Penso di sì, ha già rischiato di vincere l’anno scorso la 500 miglia. Il campionato è bellissimo e fra l’altro l’anno prossimo tornerà Laguna Seca, che ricordiamo per The Pass (il famoso sorpasso di Zanardi al Cavatappi, n.d.r.). A me sembra disegnata per Fernando Alonso la Indy: serve precisione, velocità. E in genere i piloti che vengono dalla Formula Uno hanno sempre fatto bene, perché la palestra della F1 ti porta a controllare situazioni diverse, che non si vedono negli ovali e che ti possono esser utili in gara. Spero che sia l’occasione perché di questo campionato si parli di più anche in Italia, che sia anche un modo per riavvicinare gli spettatori ai motori, come per esempio è successo con il DTM che è tornato a Misano. Tutto quel che aiuta a non vedere solo calcio benvenga! Cambiare canale e vedere motorsport è fantastico!
DTM, Indycar… Fra tutte queste categorie, si chiede sempre Alessandro, ce n’è una che ti affascina particolarmente da pilota? Una in cui correresti o avresti voluto correre? Per quale motivo?
Sono un appassionato e non sogno più di correre perché quello era un sogno da bambino, però mi diverto particolarmente con i Kart e nei track day. Anche grandi piloti trovano il kart divertentissimo, perché la macchina più leggera è la più divertente. La mia ultima amante, la Dallara Stradale, è proprio derivata dalla filosofia dei kart.
Quindi che consiglio daresti a un giovane pilota che volesse dare sfogo ai sogni, per il suo futuro (domanda di Alessandro Prada)?
A un giovane che ha il sogno di fare il pilota, ma anche solo per esperienza di guida, sicuramente provare i kart. Soprattutto se giovanissimo. Ma è divertente a tutte le età perché costa poco e inizi ad avere una certa dimestichezza con tutto quello che serve per andare forte in pista: velocità, frenata, controsterzo. Andando avanti nelle varie categorie poi diventa più difficile, perché al giorno d’oggi serve un buon budget. Oggi gli sponsor sono meno e bisogna “anticipare”. La cosa positiva è che oggi ci sono tantissimi track day in tante piste, quindi si può avere l’emozione di girare anche in piste famose (Imola, Mugello, Vallelunga, Monza…), sicurissime, dove anche i grandi campioni hanno corso.
Appunto, i grandi campioni. Chiede Andrea Gallazzi: il tuo idolo da bambino chi era?
Venendo a casa mia sei accolta da un bellissimo casco di Senna regalatomi da Jose Altafimi. Gli era stato donato direttamente da Viviane Senna e ti lascio immaginare l’emozione. Per tutta una generazione, per chi l’ha visto correre direi che ci sono pochi dubbi. E prima di lui Villeneuve.
Colgo l’occasione per dirti che l’Historic Minardi Day per l’edizione 2019 farà da apripista alle celebrazioni per il venticinquesimo anniversario della scomparsa di Senna.
Il Minardi Day è stato fantastico in tute le sue edizioni. L’evento è straordinario, c’è la possibilità di vedere le scuderie degli anni passati, le Minardi, le Ferrari di Alboreto… Per un appassionato, sia che abbia vissuto quegli anni che ne abbia solo sentito parlare, venire al Minardi Day ti fa capire cos’era la formula uno a quei tempi. Io dico sempre che c’erano i cinque sensi una volta: adesso il sound l’hanno limitato, l’odore non c’è più e l’olfatto non ti appaga…
Una manifestazione come il Minardi Day ti fa venir voglia di guidarle certe auto, insomma. E tu, chiede sempre Andrea, l’hai mai guidata una monoposto di Formula Uno?
Una Formula Uno no ma proprio al Minardi Day ho potuto guidare una Pagani. Un’emozione incredibile vedere cinque Pagani in pista a Imola, per le orecchie, per la vista…
Allora sappiamo già la risposta alla prossima domanda di Andrea, cioè quale supercar ti piacerebbe affiancare alle altre nel tuo garage…
La Pagani è più di un’auto. È inarrivabile, un’opera ingegneristica, un bell’oggetto… Veramente unica. Non sono legato a un particolare brand, ma mi piace molto la tecnologia, la leggerezza, il carico aerodinamico e sono orientato verso auto con queste caratteristiche. Ho anche una Tesla Model S B100D, auto elettrica ma con prestazioni incredibili.
E dunque Singapore preme e l’attualità incalza. Domanda secca di Andrea: chi vincerà il mondiale 2018?
Secondo me lo vincerà Hamilton perché ha fatto meno errori e in Mercedes hanno fatto una strategia di gara più attenta, più concordata, con più voglia di fare gioco di squadra. Da ferrarista mi spiace perché la macchina quest’anno c’era, anche un pelo superiore, però non c’è niente di scontato. Ci ricordiamo proprio a Singapore come l’anno scorso tutto si è riaperto in favore di Hamilton, qualcosa di difficile da prevedere che da quinto alla prima curva ti ritrovi primo… potrebbe succedere qualsiasi cosa!
A parte gli errori di Vettel, Alessandro notava che la sfida fra Ferrari e Mercedes è anche verbale, come si è visto in occasione delle dichiarazioni di Arrivabene sui piloti maggiordomi, poi corrette in seguito…
Maggiordomi non direi: i due piloti si sono comportati più da squadra, nella Ferrari non è così. Cedere una posizione a un certo giro non è partire con una strategia di squadra. In Mercedes sembra che durante il Gran Premio stiano pensando a una serie di possibilità, studiate a tavolino e tutte indirizzate a un gioco di squadra, per puntare comunque su Hamilton o per rallentare, togliere punti agli altri, mentre in Ferrari ognuno fa la propria gara e solo quando si trovano uno dietro l’altro allora magari accade che Raikkonen alza il piede. C’è differenza fra i due approcci: in un caso è competere comunque con due macchine e due piloti per lo stesso obiettivo in ogni momento di gara, nell’altro caso è avere due piloti che fanno la propria gara e solo se si incrociano ricevono il team order.
Il Team Ferrari, appunto, e le sue recentissime mosse di mercato. Tu cosa avresti fatto, si chiede Marco: avresti tenuto Raikkonen o avresti promosso Leclerc?
No, secondo me la promozione di Leclerc ci stava. Si fa in tutte le aziende e in tutte le famiglie: nuovi stimoli! È meglio per Ferrari, è meglio anche per Raikkonen: un mondiale l’ha vinto, ma ora non è soddisfatto di quel che fa. Così finisci per fare male anche il gioco di squadra. Leclerc è giovane ma è conosciuto perché è un pilota dell’Academy, quindi la Ferrari sa cosa aspettarsi da lui. Raikkonen andrà in un team che ha un motore Ferrari, sperimentato già quest’anno con buoni risultati, quindi è certamente una mossa da approvare.
Scorrendo i social in questi giorni, a valle di questa notizia, rimbalzava l’intercalare E Giovinazzi? Ci si attendeva, infatti, anche qualcosa su di lui, quindi Marco ti chiede: perché da anni mancano piloti italiani in Formula Uno?
Bella domanda! Non entro nel merito del budget, che ha consentito a certi piloti che magari non avevano le qualità di altri piloti italiani di entrare e avere un sedile. Giovinazzi ha fatto bene però è stato anche sfortunato. Sarebbe bello vedere un italiano in Formula Uno, soprattutto su una Ferrari. Ma è un campionato mondiale e dobbiamo ragionare non solo con il cuore. Certo ci sarebbe più di un vantaggio, in Italia, ad avere un italiano al volante: aiuterebbe a seguire di più e meglio il campionato, ci sarebbe più interesse.
Siamo arrivati all’ultima domanda. Una domanda jolly delle mie, di Laura Di Nicola. Ti chiedo di abbinare una delle supercar che tu conosci a uno o più piloti di Formula Uno, per affinità.
So che ci sono piloti molto appassionati di auto e supercar, che non è scontato. Un abbinamento che mi viene in mente è Pagani- Hamilton. So che ne ha richiesta una a Pagani di un particolare color viola perché è il colore di una sua bicicletta. Ma è bello anche il caso in cui i piloti partecipano allo sviluppo di macchine stradali con le loro idee e la loro esperienza. Ad esempio c’è un tasto nelle Ferrari e ora anche nelle Porsche che dà la possibilità di avere un ammortizzatore un po’ più soft. Quel tasto l’ha voluto Michael Schumacher e da allora, a partire dalla 430, c’è in tutti i modelli di Ferrari. È una cosa che può accadere quando le divisioni racing e le divisioni stradali sono vicine, nella stessa fabbrica, come avviene alla McLaren, dove gli ingegneri che sviluppano le Formula Uno bevono il caffè con quelli che sviluppano le stradali. è bello per un appassionato sapere che puoi acquistare un’auto che ha avuto il contributo di un pilota.
In calce alla nostra chiacchierata, abbiamo chiesto ad Andrea Levy se avesse voglia lui di fare una domanda alla redazione di Circus Formula Uno. Oltre a chiedere chi e quanti fossimo in questa “redazione super preparata”, ci ha domandato cosa sia successo fra noi dopo la partenza del Gran Premio di Singapore 2017.
“Credo che quella partenza la sogneremo molto spesso in questi giorni!”
Ha, poi, concluso, in perfetta ottica RoadToSingapore!
Salutiamo Andrea Levy e tutti gli amici di Circus, invitandoli a partecipare alle prossime edizioni dell’Historic Minardi Day e del Salone Auto Parco Valentino.
Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/CircusFormula1/~3/6HCZCU0w8Fo/intervista-esclusiva-ad-andrea-levy-lo-spettacolo-e-tornato-in-formula-1.php
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