Lo scandalo emissioni, vaso di Pandora scoperchiato dall’EPA nel 2015, è un punto di non ritorno nel mondo dell’industria automobilistica. Volkswagen e alimentazione diesel, messi sul banco degli imputati e additati come la causa di tutti i mali, sono stati il perfetto innesco per invogliare le altre Case a iniziare il cambio di paradigma repentino. Quale futuro, quindi, ci aspetta?
Come spesso accade in altri campi ci sono pionieri che hanno letto il cambiamento prima di tutti, imponendo la nuova strada da seguire. E’ il caso di Elon Musk e la sua Tesla. La Model S è stato un modello di cesura con il passato, perché è stata la prima auto completamente elettrica ad avere un’autonomia da vettura, per così dire, tradizionale. Ha affrontato il problema della distribuzione e ricarica con la tecnologia dei Tesla Supercharger, ma sopratutto ha catapultato l’automotive verso l’internet delle cose e guida autonoma.
Viviamo in un mondo sempre più connesso, i dispositivi che usiamo tutti i giorni sono in grado di dialogare tra loro e anche le automobili del futuro dovranno farlo: sistemi di infotainment che si collegano ai nostri smartphone non bastano più, le vetture dovranno essere in grado anche di “parlare” tra di loro. L’AutoPilot della Tesla, sfruttando e migliorando tecnologie già esistenti, è una finestra sul futuro di come cambierà il nostro utilizzo dell’auto.
E chi è arrivato tardi si è dovuto adeguare. Toyota batte sulla strada dell’ibrido da tempo, Volvo ha annunciato da tempo che, dal 2019, dalla sua linea di produzione usciranno solo vetture elettriche e ibride e sta sviluppando il suo Autopilot, mentre c’è molta curiosità di vedere cosa sarà in grado di fare la Porsche Mission E, la prima vera avversaria della Tesla. Il gruppo Volkswagen ha voluto dare il segnale di essere passato tra i “buoni” con le versioni full electric di Golf e Audi A3, mentre dal sol levante va segnalata la versione elettrica della Hyudai Kona, per autonomia e prezzo “popolare”.
Dunque, le auto dovranno essere in grado di “parlare” tra loro, perché non sono sufficienti le tecnologie, già esistenti, che leggono segnali stradali e la segnaletica orizzontale per muoversi in autonomia e in sicurezza senza il controllo umano nel caotico traffico cittadino. Dovranno essere elettriche, per far fronte al problema delle emissioni di Co2 che rendono sempre più irrespirabile l’aria delle metropoli. E, perché no, condivise: i servizi di car sharing, ormai presenti un po’ ovunque, molto probabilmente metteranno in crisi anche il concetto di possesso e proprietà del mezzo di trasporto. Futuro migliore o peggiore? Non ci resta che aspettare per scoprirlo.
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