Ducati Scrambler Icon 2019: il test su strada

Sono passati oltre cinquant’anni da quando l’importatore americano fece richiesta alla Ducati di una moto leggera e facile, adatta anche al fuoristrada. Nasceva la Scrambler, una moto che per molti versi ha segnato un’epoca. Il presente di questo marchio ha i contorni di una famiglia di veicoli che va dai 400 cc della “piccola” ai 1100 cc della maxi, passando per gli 800 cc della media, moto che per il 2019 è stata aggiornata nella funzionalità e nel look. Il lancio della nuova Scrambler Icon è stato organizzato in Toscana, tra le colline del Chianti, un test che ci sta offrendo la possibilità di riscoprire una moto facile e divertente, alla portata del neofita ma anche di un pubblico più smaliziato. Delle novità estetico-funzionali di questa nuda abbiamo già parlato in un articolo dedicato; rimane da scoprire se, a livello dinamico, la bicilindrica Bolognese è allineata alla precedente versione. E la risposta non può che essere affermativa, visto che telaio e motore non cambiano. Come dire… il DNA da “divertente tuttofare” rimane immutato, così come il piacere che regala nel misto.

LA POSIZIONE DI GUIDA continua ad essere estremamente naturale e poco affaticante: la sella bassa farà la felicità dei meno dotati quanto a statura, che non avranno il minimo problema nemmeno nelle manovre da fermo. Apprezzabili, il manubrio marcatamente proteso verso il pilota, la scorrevolezza dei comandi, compreso quello della nuova frizione, che richiede minor sforzo per essere azionato. Spettacolari anche il cambio, con innesti rapidi e morbidi, e la frenata: sufficientemente potente (per la tipologia di mezzo) e modulabile, sia l’unità anteriore sia quella più piccola posteriore. Ottimi, i freni, anche nella guida brillante.

GIÀ, LA GUIDA: quella della Scrambler è a prova di neopatentato. L’agilità è molto elevata (senza tuttavia risultare eccessiva), la stabilità buona. Va comunque tenuto presente che questa moto è dotata di pneumatici semi-tassellati e di ruota anteriore da 19”, dettagli che giocano contro la stabilità a centro curva. O meglio, dovrebbero giocare… visto che nel misto si arriva quasi a grattare le penare sull’asfalto. Insomma, la moto trasmette sicurezza e questo è ciò che conta. Oggi più di ieri anche grazie alla nuova taratura delle sospensioni, più gentili sulle sconnessioni. Per far funzionare a dovere forcella e mono, in frenata e in accelerazione basta avere l’accortezza di guidare con i guanti di velluto. Il resto vien da sé…

IL MOTORE È INVECE IL SOLITO DESMO DUCATI: niente maxi prestazioni, ma tanta sostanza ai medi. Sotto i 2.000 giri un po’ strappa con le marce lunghe inserite. Poi il sound cambia e il bicilindrico si scioglie in una spinta decisa e costante. All’occorrenza, sa anche allungare un pochino, ma meglio non chiedergli ciò per cui non è portato. Spettacolare anche la connessione tra gas e risposta del propulsore, una caratteristica apprezzabile nel misto ma anche in città, quando si deve giocare di sterzo alle basse andature tra le auto in fila. Un vantaggio anche in fuoristrada, quello leggero s’intende. Strade bianche o poco più.

DA QUESTI AMBITI LA SCRAMBLER ESCE A TESTA ALTA, merito anche di un controllo di trazione non troppo castigato, che permette qualche bella derapata, e un ABS che riesce a fermare la moto anche quando l’aderenza è nulla. Ma qui è sempre meglio non esagerare… anche perché l’escursione di mono e forcella non sono da moto specialistica. E le buche rimangono sempre un problema.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori

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