Tour de France, Froome replica ai fischi: “Vincere mentendo sarebbe una sconfitta”

“Non sono sordo, ho sentito che Chris Froome e il team Sky sono stati fischiati”. Il direttore del Tour de France, Christian Prudhomme, ammette i problemi ma prova a stemperare la tensione alla vigilia della partenza dell’edizione numero 105. I timori del britannico, vincitore di 4 edizioni della Grande Boucle – le ultime due consecutivamente – e reduce da una girandola di situazioni, dall’esclusione dalla corsa per doping alla totale riabilitazione dell’Uci, sono stati puntualmente confermati alla presentazione, dove lo squadrone da lui capitanato è stato sonoramente contestato. “È necessario dire alla gente che non ha senso fischiare”, ha proseguito Prudhomme, che spera anche nel sostegno dei media perché tutto vada per il verso giusto: “Se le persone non amano qualcuno, non lo fischiamo ma incoraggiano gli altri. E’ l’atteggiamento giusto per sostenere i propri campioni senza danneggiare gli altri”. Chissà se avrà recepito il tizio che tre anni fa sostituì i fischi con una busta piena di urina, destinatario proprio Froome.

Lo stesso favorito ha analizzato l’agitazione del momento, riaffermando la propria pulizia dal doping al termine di ”nove mesi di controlli scrupolosi” e spiegando che “vincere qualsiasi gara mentendo sarebbe una sconfitta personale per me. Conosco esattamente le regole e so che subirò un test antidoping alla fine di ogni giornata in cui indosso la maglia del leader”. Certo, se quella maglia Froome riuscisse a portarla a Parigi il 29 luglio, entrerebbe nella storia. Questo non solo perché la doppietta Giro-Tour nello stesso anno manca da 20 anni esatti, dalla bandana matida di acqua e sudore di Marco Pantani nella leggendaria tappa di Les Deux Alpes. Ma anche perchè, dovesse vincere, Froome aggiungerebbe questo Tour alla sua vittoria dello scorso anno, alla Vuelta 2017 ed al Giro 2018. Per il calcolo matematico non servirebbe uno scienziato: 4 grandi giri in fila, ci è riuscito solo Eddy Merckx, che nel biennio 1972-1973 mise in bacheca Giro e Tour 1972, Vuelta e Giro 1973. E poi, altro record nel mirino per Froome, e qui non dovrebbe dividere la gloria: nessuno ha mai vinto i 3 Grandi Giri nello stesso anno. Lui si è portato avanti nel lavoro in Italia con la fantastica impresa nel giorno del colle delle finestre.

A proposito di club esclusivi, non sarebbe male se Vincenzo Nibali (trionfatore nell’indimenticabile cavalcata del 2014) entrasse in quello degli italiani capaci di vincere due volte la Grande Boucle. Per ritrovare gli altri è necessario scomodare tre miti: Ottavio Bottecchia (1924, 1925), Gino Bartali (1938, 1948) e Fausto Coppi (1950, 1952). Non facile, anche perché lo Squalo non dovrà vedersela solo con il keniano bianco, ma con un lotto agguerritissimo di pretendenti come Nairo Quintana (la sua Movistar è fortissima vista la presenza di Mikel Landa e Alajandro Valverde), Richie Porte (BMC), Jakob Fuglsgang (Astana), Romain Bardet (Ag2R La Mondiale, la più concreta speranza francese per tornare a vincere 33 anni dopo Hinault), Rigoberto Uran (Education First) e Tom Dumoulin (Team Sunweb). E questo solo per citarne alcuni.

Insomma, tutto è pronto per il mondiale a tappe. Se quello di calcio è stato/è giocato da 32 nazioni, al Tour sono 31 i Paesi rappresentati per un totale di 176 corridori. Percorso variegatissimo, con 6 tappe di montagna, 5 collinari, due a cronometro (una a squadre l’altra individuale), altre che danno occasioni ai velocisti ed ai fuggitivi, una aperta a tutto e il contrario di tutto, quella con le pietre sconnesse verso Roubaix.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml

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