Francia, orgoglio Mbappé: “Conta solo vincere e la gioia dei tifosi”

SAN PIETROBURGO – Tra i Bleus e il loro secondo titolo mondiale c’è l’imprevedibile Croazia, miscela di tecnica e forza fisica, fantasia e coraggio, che tenterà di compensare così lo svantaggio della fatica: un giorno in meno di recupero e tre partite da acido lattico e stress infinito (ottavi e quarti ai rigori, semifinale ai supplementari) contro nessuna. Tra Mbappé e il Pallone d’oro c’è la finale di domenica, perché dopo l’investitura pubblica di Pelè e Maradona – due che sanno meglio di tutti che cosa significhi essere fuoriclasse a 19 anni – sembra ormai chiaro il requisito necessario per rintuzzare lo scatto di Modric: un gol a Mosca, possibilmente decisivo. Ma tra la Francia e la fine della paura del terrorismo che imprigiona la vita ora c’è proprio la finale: sono stati Deschamps e i giocatori a confessarselo e a confessarlo, quando ancora, dentro lo stadio di San Pietroburgo, l’adrenalina dell’1-0 col Belgio poteva annebbiare i pensieri. Il pullman della squadra era lì, nel parcheggio dell’isola Krestovskij ad aspettare i vincitori, e il ct aveva una notizia da commentare, la notizia più bella: i fiumi di francesi in strada a festeggiare, sugli Champs Elysées, a Marsiglia, a Tolosa, a Nizza, dappertutto:  “Siamo felici che la gente sia scesa in piazza grazie alla nostra vittoria”. Sembrava una frase banale. Non lo era.

IL SIMBOLO GRIEZMANN – Griezmann due anni fa all’Europeo fu il simbolo del calcio che si ribella al terrore. Lui fratello di una ragazza che era dentro il Bataclan la sera della strage, mentre le Nazionali di Francia e Germania erano chiuse dentro lo stadio di Saint-Denis, ostaggio del terrorismo. Lui che durante il torneo incontrò il figlio della coppia di poliziotti uccisi a Magnanville. Stavolta può parlare ancora di code fut5el Pallone d’oro, con l’ipotesi di contenderlo a Mbappé, però a cuore finalmente più leggero: “Stiamo dando ai francesi la voglia di festeggiare. Speriamo che domenica possano essere ancora più orgogliosi di noi”.  L’orgoglio c’è già e unisce il Paese, in nome del calcio e al di là delle divisioni politiche socaii. A Nizza, che nella lista degli attentati occupa un posto tragicamente in alto per quello del 14 luglio 2016, martedì scorso è successo un fatto più che simbolico: 30 feriti lievi tra la folla, che ha sentito lo scoppio di alcuni petardi ed è stata colta dal panico del ritorno dell’incubo. Manca ancora un passo verso la normalità e potrebbe essere proprio questa finale alla quale la critica non credeva: troppo acerba la squadra, troppo prudente Deschamps, troppo giovane Mbappé. Invece adesso l’idillio è in corso, vincono insieme musulmani e cattolici, bianchi e neri, quartieri borghesi e banlieue.

GIOCO ALL’ITALIANA – Il presidente Macron era in tribuna a San Pietroburgo: a nessuno più sfugge la forza del calcio, che ha sorpassato in popolarità rugby e ciclismo, che sfoggia il club più ricco del mondo (il Psg, e pazienza se i soldi sono del Qatar), che rafforza il nuovo senso francese dello sport di squadra, alimentato dai successi della Nazionale di pallamano. Anche per questo il portiere-capitano Lloris ha alzato le spalle, di fronte alle critiche del collega belga Courtois (“E’ un peccato, ha vinto l’anticalcio”) sul gioco molto difensivo della Francia: “A me pare che abbiamo tirato in porta più noi di loro”. Non è più un delitto giocare “à l’italienne”, avere i due centrali Varane-Umtiti come migliori in campo alla guida di un quartetto difensivo dalla media d’età (anni 23,25) magnificamente bassa. Non è più un delitto mettere in cima a tutto la vittoria, sono finiti i tempi di De Coubertin, barone parigino. Ora c’è Mbappé, parigino dell’Ile de France, per il quale Guy Stéphan, vice di Deschamps, ha inventato un aforisma molto in voga in questi giorni: “Il absorbe bien la lumière”, regge benissimo le luci della ribalta. Non le ha rette Neymar, che nel progetto qatariota era stato comprato a peso d’oro per portare il Pallone d’oro al Psg. “Si c’est la lumière, c’est la lumière”: se devo stare sotto i riflettori, ci sto, ride il ragazzo Kylian. La Francia spera che lui la aiuti a smontare un altro pezzo di paura.   
 
 


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml

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