Ciclismo, Pinot vince il Giro di Lombardia. Nibali sfiora l'impresa: è secondo

L’uomo più in forma del momento, il ragazzo che aveva paura delle discese ce l’ha fatta. Il Giro di Lombardia 112 parla francese, non succedeva da 21 anni: Thibaut Pinot succede a Laurent Jalabert, è il 12esimo transalpino a vincere la Classica delle foglie morte. Una vittoria meritata, conferma di uno strapotere esibito alla Milano-Torino, ma che non oscura certo la prova di Vincenzo Nibali. Il secondo posto dello Squalo, nella fattispecie è lecito affermarlo, vale una vittoria: per un corridore normale infatti la stagione poteva ritenersi chiusa dalla frattura alla vertebra al Tour (“La prossima settimana ho l’ultimo controllo alla schiena”, frase post gara che la dice lunga), per un campione è diverso. Lui si è ribellato, provandole tutte per tornare se stesso in vista del Mondiale. A Innsbruck ha fallito l’obiettivo, al Lombardia lo ha mancato di poco.

L’epilogo sulla salita di Civiglio, una quindicina di km al taguardo. Pinot contro Nibali, un testa a testa, il sale del ciclismo: uno, due, tre scatti, alla fine il francese assapora la cavalcata solitaria in una delle cinque classiche monumento. Non gli era mai capitato, lui che pure ha conquistato tappe a Tour, Giro e Vuelta. Orgogliose personalità a confronto: di Nibali si sa tutto, ma non bisogna scordare che anche Pinot aveva finito il Giro d’Italia in ospedale stremato e disidadrato. “E’ la vittoria più bella, per me il Giro di Lombardia non era soltanto un obiettivo, per me è magnifico quello che è successo oggi. E’ il coronamento di un sogno, battendo poi Nibali. L’attacco a 50 km dall’arrivo? Era un rischio ma non avevo altra scelta, quando Nibali ha attaccato non potevo fare altrimenti. Ho vinto tante corse in Italia, ma questa è la più bella in assoluto”.

Duecentoquarantuno km senza respiro, basta pensare alla media folle (48) della prima ora di corsa. Le proiezioni, osservando le squadre, permettono di stilare due terzi del podio. La Bahrain e la Fdj di Nibali e Pinot sono le più attive nel tenere sotto controllo la fuga di 8 uomini (Marcato, Ballerini, Orsini, Tonelli, Senechal, Bonnamour, Restrepo e Storer). La salita del Ghisallo non scopre carte importanti, prepara solo il momento chiave. Il Muro di Sormano con le sue punte del 27%. Al campione del mondo Valverde ricorda l’arrampicata del finale a Innsbruck, ma il campione del mondo forse ha esagerato in celebrazioni e si affloscia. Come lui Moscon, Bardet (il francese finisce anche a terra dopo un contatto con uno spettatore che sinistramente ricorda l’Alpe Huez di Nibali) e tanti altri. 

Primoz Roglic è quello che dà più confidenza al Muro. Lo aggredisce, forse non lo rispetta a sufficienza. Dopo un po’ fatica, mentre Pinot e Nibali vanno su con un altro ritmo. La discesa che segue vale la salita. Tecnica, difficilissima. Pinot le discese le cancellerebbe, rediduo di una trauma che si porta dietro da juniores. Ma è migliorato anche qui, tiene Nibali e Roglic, nel frattempo rientrato. Chi rischia di più in picchiata è Bernal: lui ci sa fare sulle curve, è un ex biker. Ma vederlo sfrecciare in quel modo fa pensare, soprattutto se si riavvolge il nastro: appena nel mese di agosto alla Clasica di San Sebastian si era fracassato naso e denti facendo temere il peggio.

In quattro per la vittoria. Roglic non dà cambi e non bluffa. La salita di Civiglio non ammette recite. Cedono sia lo sloveno che Bernal. Poi gli scatti e controscatti di Pinot, che alla fine lascia Nibali. Lo Squalo è stanco, dietro un drappello lo riprende. Tanta fatica per nulla? Nibali non lo accetta. Gente come Teuns (alla fine terzo) e Daniel Martin lo precederebbe probabilmente in volata, lui trova la forza per rilanciare ed anticipare. Già, quando un secondo posto vale una vittoria. “Chiedo sempre il massimo da me stesso, oggi ce l’ho messa tutta ma le gambe hanno detto no. Ho avuto un mancamento, l’acqua era finita ed ho cercato di gestire le poche energie che mi erano rimaste – commenta Nibali -. Sapevo che dietro c’era un gruppetto ma non mi sono mai girato. Quando sono arrivati sulla mia ruota erano allo stremo, io ho saputo gestire e, vedendo le loro facce, sono andato via di nuovo”.

ORDINE D’ARRIVO
1    Thibaut Pinot (Fra) Groupama – FDJ    5:53:22    
2    Vincenzo Nibali (Ita) Bahrain – Merida    0:00:32    
3    Dylan Teuns (Bel) Bmc Racing Team    0:00:43    
4    Rigoberto Uran (Col) Team EF Education First – Drapac P/B Cannondale         
5    Tim Wellens (Bel) Lotto Soudal         
6    Ion Izagirre Insausti (Spa) Bahrain – Merida         
7    Rafal Majka (Pol) Bora – Hansgrohe         
8    Domenico Pozzovivo (Ita) Bahrain – Merida         
9    Daniel Martin (Irl) Uae Team Emirates    0:00:48    
10    George Bennett (NZl) Team Lotto Nl – Jumbo    0:01:22    
11    Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team    0:01:31


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml

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