Anche Marco Belinelli è pronto per cominciare la nuova stagione che lo vede ritornare a indossare la maglia della franchigia dove ha vinto il titolo NBA. Per lui una serie di botta e risposta sulle pagine del Corriere della Sera:
Quest’estate da Filadelfia a San Antonio: un ritorno. «Sì, e aggiungerei un ritorno a casa. Conosco l’ambiente, i tifosi, qui vogliono vincere ogni anno. Qui mi sono trovato da dio. E anch’io voglio vincere».
La squadra però è un po’ diversa da quella con cui ha conquistato l’anello nel 2014. «Quella era una squadra perfetta, praticamente imbattibile, da Duncan a Ginobili a Parker. Una macchina da guerra».
Dicono gli esperti che raggiungere i playoff, quest’anno, sarebbe grasso che cola. «Vedremo. Io so quello che posso dare alla squadra, la squadra sa quello che posso dare. Ci aspetta una stagione difficile, ma le sfide mi piacciono».
Appena firmato il contratto, aveva dichiarato che le sarebbe piaciuto tantissimo ritrovare Manu Ginobili e Kawhi Léonard. Non troverà né l’uno né l’altro… «Né Tony Parker>. Tra l’altro. «A chi non piacerebbe giocare con loro? Però ritrovo Gregg Popovich ed Ettore Messina, ed è davvero un bel ritrovare».
Vi trovate dalla parte sbagliata degli Stati Uniti: a Ovest giocano praticamente tutti i migliori… «Lo sappiamo, sarà molto molto dura. Ci sarà gran lotta nella Western Conference, ora ci sono anche i Lakers di LeBron James. Noi dovremo fare una stagione importante, partire subito con il piede giusto, perché non sarà una regular season come le altre, qui se resti indietro rischi di rimanere subito fuori dai giochi».
Chi vince il titolo? Esclusa San Antonio… «Be’, esclusa San Antonio i grandi favoriti sono i Golden State Warriors, ovviamente. Erano già i più forti, ora hanno preso anche DeMarcus Cousins, ci ho giocato insieme, so bene quanto vale. Houston? Bisogna vedere l’incognita Carmelo Anthony. A Est mi sembra che Toronto e Boston siano una spanna sopra le altre».
Come andrà il giovane talento Doncic? «Farà benissimo, non vedo l’ora di giocarci contro. È capitato anche nella squadra giusta, a Dallas potrà anche permettersi di sbagliare».
Solo due italiani nella Nba. Le spiace? «Siamo pochini. Cercheremo di tenere altro il nome del nostro Paese dando il massimo».
A proposito: i problemi con la Nazionale? «Non vale nemmeno la pena di parlarne. Sono stato a pranzo con la squadra, con l’allenatore. Ci sono stati piccoli problemi, ma sono problemi che si risolvono. Al Mondiale voglio esserci».
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