Quello che è buffo della NBA è che le società si sono date delle scadenze periodiche in cui devono confermare un roster che il giorno seguente potrebbe già cambiare. Quasi mai il continuo ruotare di giocatori ha portato a un risultato finale di vittoria, valgono sempre le regole della continuità, dell’affiatamento e della chimica. Nessuno, a bocce ferme, si è domandato se i Cavaliers, senza la rivoluzione di febbraio, sarebbero arrivati al titolo della Eastern Conference e a giocare le Finals con i Warriors. Nonostante LeBron James.
Proprio il Prescelto è la variabile impazzita della prossima stagione che va ad incominciare stasera. Forse come lui soltanto Magic Johnson, l’unica icona carismatica che può tenere insieme i giocatori e le tensioni che scaturiranno nello spogliatoio dei Lakers quando qualcuno non sarà contento delle scelte di Luke Walton. Che per carità, ha già dimostrato di essere capace di tenere insieme campioni dal grande ego ma anche dalla grande disponibilità, e con un filotto di vittorie che poi ha fatto record e storia. Basterà per ritornare in finale? Qualcuno dubita essere sufficiente per agguantare i playoff…
E’ l’ora delle previsioni, che sono ovviamente a senso unico. Golden State andrà filata verso la vittoria anche senza sapere come sarà la stagione di DeMarcus Cousins quando a fine gennaio 2019 potrà ritornare in campo. A Est stanno cercando di attrezzarsi tutti per vincere la Conference e non l’anello NBA (piccola ma fondamentale differenza: per tentare il titolo bisogna sforare anche la luxury tax). L’unica formazione che può davvero provare a contendere il titolo saranno i Celtics, che con il rientro di Irving e l’esordio di Hayward sono davvero completi e potranno anche insidiare il record di Toronto sulla panchina più efficace della Lega con Tatum e Brown oltre all’immarcescibile Smart. Il metro di paragone per Sixers, Bucks, Pacers e Raptors è Boston e non i Warriors.
Si è calcolato che l’80% degli All Star giocano nel 2018-19 a Ovest. Perfino i derelitti Suns ritengono di essere nuovamente competitivi, quindi la selezione sarà terribile anche per vincere un titolo divisionale. Quindi grande attenzione agli infortuni e a qualche risultato eclatante ma alla fine il pronostico sulla qualità delle forze in campo sarà rispettato. L’unico dubbio personale è sui Rockets, se i cambiamenti estivi avranno aggiunto o tolto qualcosa all’insieme, se Ariza fosse meglio di Carmelo Anthony… Oklahoma City dirà la sua, Portland deve assorbire la legnata odierna della scomparsa del grande capo, ma mantenere il terzo posto nella regular season sarà un impegno non indifferente. Clippers e Spurs notazioni affettuose non solo per la presenza dei due italiani d’America, Gallinari e Belinelli, ma per la profondità del rinnovamento tecnico e del parco giocatori con nuovi equilibri tutti da scoprire.
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